Biden contro Trump

Nell’anniversario dell’assalto a Capitol Hill, il Presidente Usa Joe Biden punta il dito contro il suo predecessore Donald Trump e ne indica le responsabilità rispetto a uno dei momenti più difficili della democrazia americana. “Per la prima volta nella nostra storia, un presidente non solo ha negato di aver perso le elezioni, ma ha cercato di impedire il pacifico passaggio di poteri, mentre una calca violenta irrompeva a Capitol Hill. – le parole di Biden riprese oggi dai giornali italiani (La Stampa pubblica l’intero discorso) – Questo è successo davanti agli occhi del mondo. Ma c’è qualcosa che non abbiamo visto. Dopo aver fomentato i tumulti, l’ex presidente sedeva nella sala da pranzo della Casa Bianca, senza fare nulla per ore, mentre la polizia veniva assaltata, vite umane erano in pericolo e il Congresso della Nazione sotto assedio”. E ancora: “L’ex presidente ha diffuso una fitta rete di bugie, ha cercato di rovesciare il risultato di elezioni libere, di sovvertire la Costituzione”. Finora, sottolinea Giuseppe Sarcina sul Corriere della Sera, Biden aveva scelto di “ignorare la propaganda del rivale. Ma ieri è arrivato il cambio di passo”. Con lo scontro aperto nei confronti di Trump, mai nominato per nome. Per il quotidiano Domani, “L’assalto al Congresso è stata l’epifania indelebile di tutti i complotti globali”. E in particolare si sofferma su Qanon.

Scuola e contagi. Per i presidi italiani (in un appello firmato da 2mila di loro su 8mila) l’inizio della scuola il 10 gennaio non può essere in presenza, ma la ripresa deve avvenire in Dad (fino al 24 gennaio). Un tema su cui aprono Corriere e Repubblica, che ricordano il numero altissimo di contagi: 220mila in un giorno. Per il governo, spiega il sottosegretario Andrea Costa al Corriere l’obiettivo “è sempre stato, fin da subito, garantire la scuola in presenza. A quello continuiamo ad attenerci”. Dunque scuola al via il 10 gennaio.

Espansionismo russo. “A Mosca si esulta per l’invio di soldati russi a domare la rivolta” in Kazakistan, racconta Anna Zafesova su La Stampa. Questo perché l’intervento in soccorso del presidente kazako Toqaev rappresenta, nell’immaginario della propaganda legata al Cremlino, un passo ulteriore verso la ricostruzione “dell’Urss”. A proposito di Russia, sul Corriere si parla di un piccolo caso mediatico in Israele legato alla nuova canzone di una popstar israeliana, Omer Adam, che prende in giro le immigrate russe del paese. Diverse personalità israeliane, politici e non solo, hanno protestato e anche dalla Russia sono arrivate lamentele.

L’Europa nazista e la metafora Bambi. Il racconto Bambi, una vita nei boschi, scritto dal giornalista austriaco Felix Salten nel 1923 e trasformato nel famoso lungometraggio animato da Disney nel 1942, non era destinato ai bambini. Lo spiega Jack Zipes, professore emerito di letteratura tedesca e comparata presso l’Università del Minnesota, che ha tradotto il testo originale del libro, racconta oggi su Repubblica rav Mino Bahbout. “Secondo Zipes il libro era in realtà rivolto al mondo degli adulti, e riflette l’atmosfera causata dal crescente e aggressivo antisemitismo tedesco”.

Cinema. Il Venerdì di Repubblica presenta Quel giorno tu sarai scritto da Kata Wéber e diretto da Kornél Mundruczó e dedicato a delle vicende legate alla Shoah. Al Venerdì Wéber spiega di aver raccontato nel film “molti fatti accaduti alla mia famiglia o a nostri amici. Ad esempio mi ha tormentato per anni il fatto che mia madre avesse cinque certificati di nascita tutti falsi per non far scoprire le proprie origini. Questo e altri eventi hanno comportato tutta una serie di domande, comprese quelle sorte dal nostro trasloco in Germania, visto che il tema dell’Olocausto è ancora molto delicato nella società tedesca”. Repubblica e Stampa ricordano invece il regista Peter Bogdanovich: “Profondo conoscitore della tradizione hollywoodiana Anni 30, firmò commedie raffinate come “Ma papà ti manda sola?” con la Streisand e “Paper Moon” con Ryan e Tatum O’Neal”. Entrambi i quotidiani ricordano le origini ebraiche della madre, nata in Austria e rifugiatasi negli Stati Uniti. Corriere e Giornale si soffermano sulle contestazioni di Maureen Lipman rispetto alla la scelta di affidare alla collega Helen Mirren il ruolo di Golda Meir. Questo perché Mirren non è ebrea.

Daniel Reichel