La repressione in Kazakistan
Con l’aiuto dei russi, il presidente kazako Tokayev sta reprimendo con violenza le proteste emerse nel paese. A fotografare la situazione, un reportage di Fabio Tonacci su Repubblica, che parla di oltre 40 morti dal 2 gennaio a oggi, quasi mille feriti, 4.404 arresti, sparatorie ancora in corso nei sobborghi di Almaty. Tra le vittime, segnala il Giornale, un ventiduenne con passaporto israeliano. “Tokayev dovrà darci spiegazioni sull’accaduto. E speriamo che siano convincenti”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Yair Lapid. Corriere, Repubblica e Stampa spiegano che il presidente kazako ritiene che le proteste siano state un primo passo di un golpe. Per questo ha fatto arrestare Karim Masimov, fedelissimo dell’ex presidente Nazarbayev e fino al 5 gennaio capo dei servizi segreti interni. Intanto chi esulta, evidenzia Repubblica, è il Vladimir Putin che in un comunicato post repressioni parla di “situazione verso la stabilità”. L’ingresso di soldati del Cremlino preoccupa gli Stati Uniti. “Una volta che i russi sono a casa tua, è molto difficile convincerli ad andarsene”, il commento del Segretario di Stato americano Antony Blinken.
Il ruolo importante del Kazakistan nel panorama internazionale, sottolinea Repubblica, è dettato soprattuto dalle materie prime: “qui si trovano tra i maggiori giacimenti di gas naturale e petrolio scoperti nel mondo negli ultimi anni. Nonché ampie riserve di oro, zinco, manganese, cromo e carbone. Ma ancora più importanti sono le sue miniere di uranio, che ne fanno di gran lunga il primo Paese produttore al mondo davanti all’Australia”.
Pandemia e scuola. Domani migliaia di studenti ritorneranno in classe in presenza come ha stabilito il governo con la didattica a distanza riservata ai casi eccezionali. “Tuttavia – scrive il Corriere – il rischio è che nelle prossime settimane l’eccezione diventi la normalità”. I presidi parlano di “gennaio in trincea” e si aspettano un ampio utilizzo della Dad. Il governo per supportare le scuole, afferma a La Stampa Guido Rasi, consulente del commissario alla pandemia, “fornirà un gran numero di test antigenici di ultima generazione per garantire la più alta sicurezza possibile nelle classi”. Repubblica evidenzia come la variante Omicron stia colpendo soprattutto i più giovani. In particolare, secondo l’Istituto superiore di sanità “La fascia d’età fra 5 e 11 anni è quella che sta registrando il maggiore incremento di casi nei bambini, a partire dalla seconda settimana di ottobre. E si rileva ancora un forte aumento dei ricoveri per i più piccoli di 5 anni, pari a oltre dieci per 1.000.000 abitanti, e un aumento più contenuto nella fascia 16-19 anni”.
Deliri no pass. C’era poca gente a Torino all’ennesima manifestazione No pass, riporta oggi il Corriere. A parlare dal palco Ugo Mattei, che si è lanciato in deliri di questo tipo: “II regime fascista era molto simile al regime draghista”. A replicare alle parole di Mattei, il direttore de La Stampa Massimo Giannini: “se l’Italia di oggi fosse davvero una dittatura questi patetici ‘partigiani’ non starebbero a urlare scemenze in piazza Castello, ma a subire torture in via Tasso”. Sul Fatto Corrias definisce i no vax come “nuovi talebani”.
In mostra. In occasione del Giorno della Memoria, il Mart di Rovereto dedica un focus ad Arturo Nathan, pittore triestino deportato e ucciso in un campo di concentramento. “Non esiste nella pittura del Novecento un artista più drammaticamente vero di Arturo Nathan. – scrive Vittorio Sgarbi sul Giornale presentando la mostra – La sua esperienza di solitudine è romantica e eroica, e indica la sfida dell’uomo alla natura, tanto più forte, non limitata dal destino individuale, ma eterna, ben oltre il tempo della nostra vita”.
Segnalibro. Sul Sole 24 Ore si ricorda la figura di Bianca Bianchi attraverso la biografia che le ha dedicato Giulia Vassallo. “La sua ribellione al regime fascista, che covava da tempo, si manifesta in cattedra: Bianca trasgredisce le regole e insegna agli studenti gli elementi della cultura ebraica”, ricorda il Sole 24 Ore, richiamando il suo impegno antifascista.
Daniel Reichel