Giochi di prestigio

Il cantante ebreo ceco Karel Berman interruppe bruscamente i suoi studi presso il Conservatorio di Praga a causa dell’occupazione tedesca; trasferito nel gennaio 1943 nel Campo di lavori forzati di Linden/Lipa presso Německý-Brod (oggi Havlíčkův Brod, Repubblica Ceca), scrisse la piccola cantata Broučci per soprano e pianoforte sul celebre testo di Jan Karafiát (l’opera è autografata V Lípě 14.II.1943 K. Bermann), nel marzo 1943 fu trasferito a Theresienstadt.
A Theresienstadt eseguì i Čtyři písně na slova čínské poezie di Pavel Haas (al pianoforte Rafael Schächter), compose il ciclo Poupata per baritono e pianoforte, Terezín Suita e Slavnostní pochod per pianoforte; fu trasferito nell’ottobre 1944 a Birkenau (scampò alla gasazione poiché dichiarò a Mengele di essere operaio), in seguito a Kaufering dove fu liberato dalle truppe statunitensi.
A Kaufering rischiò di perdere la vita a causa del troppo cibo elargito dai militari statunitensi i quali, evidentemente, ignoravano lo stato di rimpicciolimento dello stomaco dei deportati; dopo aver divorato in abbondanza prosciutto e pasta, passò giorni interi nei bagni di Kaufering tra atroci dolori.
La fame fu probabilmente la più terribile delle ossessioni dei deportati a qualsiasi latitudine, a ragione di essa uomini e donne commisero atti impensabili nella vita civile; essere musicisti inquadrati in attività autorizzate dalla direzione del Campo portava sicuramente alcuni benefici – razioni di cibo maggiorate, cibo di migliore qualità – ma la fame contagiava tutti indistintamente.
Qualche tempo dopo essere stato liberato durante la Marcia della Morte per Dachau, il violinista e compositore polacco Józef Kropiński tornò nella sua Bydgoszcz, in una foto (a sinistra) dell’agosto 1945 è ritratto a destra di sua madre con dei cuscini sulla sedia; le gambe e le parti posteriori del tronco erano scarnificate, le ossa toccavano letteralmente il legno provocando dolori terribili.
Il musicista e fisarmonicista Ludwig Arbel fu perseguitato dalle autorità sovietiche ed esiliato a Plesetsk (Oblast’ di Archangelsk) con i suoi parenti; allorquando vide tutti i suoi familiari morire giorno dopo giorno di inedia, si recò in un club di Plesetsk e chiese una fisarmonica al gestore del club.
Il gestore gli consentì di esibirsi, suonava così bene la fisarmonica che gli avventori del club gli chiesero diversi bis e gli diedero da mangiare; fuori di sé dalla gioia, Arbel suonò tutta la sera e, dimenticando che il suo stomaco si era ristretto per la lunga inedia, mangiò a crepapelle.
Tornato a tarda sera nella sua baracca, Arbel morì durante la notte; la mattina dopo lo trovarono riverso sul pavimento, i topi gli avevano già mangiato la faccia e la lingua.
Anni fa mi recai a Brighton (Gran Bretagna) per incontrare Fergus Anckorn, il mago musicista di Wang-po addetto – con decine di migliaia di prigionieri di guerra australiani, neozelandesi e britannici – alla costruzione della ferrovia birmano-thailandese, la famigerata Death Railway; Fergus si conquistò le simpatie dei soldati giapponesi intrattenendoli con giochi di prestigio, cantando canzonette e improvvisando sketches comici.
Fergus mi raccontò che le razioni di cibo nei Campi giapponesi erano insufficienti ad affrontare 18 ore di lavoro quotidiano e, per la fame, i prigionieri arrivarono a mangiare cuccioli di cane, grossi ratti e altre cose indicibili; ma la sera i prigionieri suonavano, facevano teatro.
Finito il lavoro coatto, esaurito il quotidiano processo bestiale di costruzione della Death Railway, l’uomo rientrava in possesso delle proprie prerogative e, senza tradir fatica, imbracciava la chitarra o il violino e creava musica come se nulla fosse successo.
Unicamente dotato dell’arma dell’ingegno e dell’ispirazione, ogni musicista intraprese una impari lotta con il nemico e vinse; ebraicamente, ricorda la lotta di Jaakov che combatté contro un angelo ostile per affermare il proprio diritto a decidere per sé e il suo popolo.
Alla fine fu l’angelo a cedere e Jaakov divenne Israel, “colui che lotta persino contro Dio”.
Israele è allo stesso tempo uomo, popolo e Stato ebraico con capitale Gerusalemme; Israele è contemporaneamente Europa e Medio Oriente che ce l’hanno fatta.
Nei Campi si pativa fame, sete, scabbia, tifo petecchiale, congelamento di mani e piedi, crudeltà di Kapo e guardie, si divideva il pagliericcio con altri deportati ma non si rinunciava alla musica; la fame non scompariva ma si placava praticando musica.
Quando il futuro si impregna come una spugna di idee e valori, diventa presente; allo stesso modo, quando il pensiero musicale si trasforma in suoni e linguaggi, esce dalla Letteratura e diventa Storia.
Dovremmo ricordarcelo, perché sarà così che entreremo in un nuovo Umanesimo.
Quel giorno, nessuno soffrirà più la fame.

Francesco Lotoro