Dare riparo

Nel ricordare il giornalista e politico David Sassoli non pochi hanno dimenticato quando nel gennaio del 2019 propose all’allora predecessore alla presidenza dell’Europarlamento, Antonio Tajani, di aprire di notte le porte dell’Europarlamento ai senzatetto: “i quali numerosi cercano riparo dal freddo intenso agli angoli dell’edificio che ci ospita”.
Ogni anno sono ancora decine infatti i senzatetto che perdono la vita per le strade, soprattutto in inverno e nelle grandi città. Per queste persone raramente si pensa di aprire i palazzi istituzionali, al contrario, per scongiurare questo “pericolo” a una certa ora vengono chiuse le grandi stazioni e anche a discapito dei comuni viaggiatori – perché c’è chi invece può permettersi di usufruire del servizio esclusivo “freccia club” presente in ben nove stazioni (sic!) – non esistono praticamente più le sale d’attesa. L’apertura notturna delle stazioni non è sicuramente una soluzione al problema, ma se ciò potrebbe salvare qualche vita in più questa alternativa provvisoria non dovrebbe essere scartata a priori soltanto per un discorso di “decoro”. Chi non trova più rifugio qui lo troverà con rischi maggiori sotto un cavalcavia o direttamente su qualche marciapiede limitrofo.
La soluzione se davvero esiste invece dovrebbe partire dal chiedersi perché solo a Roma nel 2017 si trovavano – fonte Avvenire – 7500 senzatetto e 250.000 abitazioni sfitte (senza contare il patrimonio abitativo demaniale vuoto e abbandonato), oppure domanda più complessa, perché la società contemporanea produce così tante “vite di scarto” in termini baumiani?
Il cordoglio intorno alla morte di David Sassoli è riuscito a unire tutte le varie forze politiche, cosa assai rara di questi tempi e in questo paese. Come per altre perdite, la memoria resta viva quando oltre alla figura umana le idee e le proposte maturate non si perdono, e anzi da queste si crea un dibattito più ampio. Un esempio, come scritto su queste pagine, sì da custodire.

Francesco Moises Bassano