Colleyville, fine dell’incubo
Dopo la grande paura, il sospiro di sollievo. È stato il governatore Greg Abbott, nel tardo pomeriggio texano, le prime ore del mattino in Italia, a dare la notizia più attesa: “I quattro ostaggi sono tutti sani e salvi”. La parola fine a dieci ore ad altissima tensione con gli occhi del mondo puntati sulla sinagoga della congregazione riformata Beth Israel di Colleyville dove un uomo armato aveva fatto irruzione durante la funzione dello Shabbat e, con la minaccia di una strage, chiesto la liberazione della terrorista pakistana Aafia Siddiqui che in un carcere americano sta scontando una pena a 86 anni di reclusione.
Più passano le ore e più si apprendono dettagli su quanto avvenuto. Il terrorista, rimasto ucciso non si sa ancora se sotto i colpi delle forze speciali o perché suicidatosi prima del loro intervento, era un cittadino britannico. Non sarebbe però il fratello di Siddiqui come erroneamente riportato dai media nelle prime fasi del sequestro. Il suo nome, tuttavia, non è stato ancora reso noto.
“Sono grato per tutte le veglie, le preghiere, l’amore e il supporto ricevuti. Per l’aiuto delle forze dell’ordine e dei primi soccorritori che si sono presi cura di noi. Sono grato di essere vivo” le parole di Charlie Cytron-Walker, il rabbino a capo della congregazione, appena libero. Ad esprimere l’apprezzamento di tutta la nazione il Presidente Joe Biden, che ad operazione conclusa ha lodato “l’instancabile lavoro collegiale, a tutti i livelli, per salvare gli ostaggi”. Biden ha poi rivolto un messaggio “contro chiunque diffonda odio: ci opporremo all’antisemitismo e all’aumento dell’estremismo in questo paese”. Per Jonathan Greenblatt, il ceo dell’Anti Defamation League, questo episodio “è un doloroso promemoria del fatto che le sinagoghe in America continuano a essere a rischio di attacchi terroristici”. Una deriva che negli scorsi anni ha raggiunto effetti devastanti, come nel caso degli attentati alla sinagoga Tree of Life di Pittsburgh (ottobre 2018) e a quella di Poway (aprile 2019). Secondo Greenblatt “non c’è dubbio, da quel che sappiamo, che il rapitore abbia scelto con cura il suo obiettivo”.