Archivi Arolsen, l’impegno
per una Memoria viva

Sui muri della struttura che ospita gli Archivi Arolsen si legge, in tre lingue, la filosofia che guida il lavoro di uno dei centri di documentazione sulla Shoah più importanti al mondo. “Possa questo archivio, che serve come risarcimento per le vittime e le loro famiglie, essere un monito per tutte le generazioni future a non permettere mai più che un tale orrore affligga l’umanità”. L’obiettivo degli Archivi dell’International Tracing Service, custoditi nella città tedesca di Bad Arolsen, è quello di mettere a disposizione del più ampio pubblico possibile i circa 30 milioni di documenti sulla persecuzione nazista che conserva nei suoi scaffali. “Il nostro impegno non è solo a mantenere in vita i contenuti del passato, in qualità di archivio, ma è anche usare i documenti a fini educativi per disseminare conoscenza. Guardiamo alla Memoria per il suo valore etico”, ha spiegato Lorenzo Camerini, degli archivi di Arolsen, presentandone la storia e il lavoro nel corso di una serata organizzata dall’Archivio ebraico Terracini di Torino. “La conservazione della memoria nell’epoca del digitale”, il titolo dell’incontro, aperto dai saluti del presidente della Comunità ebraica torinese Dario Disegni e introdotto da Bianca Gardella Tedeschi, presidente dell’Archivio Terracini.
Nello spiegare la storia degli Archivi Arolsen, Camerini ha sottolineato come da ormai diversi anni sia stata avviata una imponente attività di digitalizzazione. “La finalità è quella di agevolare il più possibile l’accesso alla nostra documentazione. Al momento su 30 milioni di documenti, 27 sono stati digitalizzati”. Si tratta di circa ventisei chilometri di scaffali, cinquanta milioni di fascicoli, mappe, disegni, grafici, quaderni, liste, effetti personali, fotografie – tra cui la famosa “Schindler’s list” – che sono sempre più facilmente consultabili da studiosi, famiglie delle vittime, semplici utenti.
Camerini ha poi evidenziato come il centro si sia posto come obiettivo di mettere online entro il 2025 la maggior parte delle proprie raccolte sulle vittime della persecuzione nazista. Per farlo, “ci avvaliamo anche di volontari da tutto il mondo che partecipano all’iniziativa Every Name Counts. Si tratta di una strategia attiva per coinvolgere le persone nei processi di conservazioni”. I volontari elaborano i documenti degli archivi Arolsen su una piattaforma internet in modo che i documenti stessi possano essere ricercati con riferimento a nomi specifici, luoghi di residenza, luoghi di detenzione o altri dettagli. Ad esempio, sono inclusi i questionari a cui i prigionieri dovevano rispondere all’arrivo in un campo di concentramento.
Nei fondi dell’Archivio Arolsen ci sono anche centinaia di oggetti personali appartenuti ai detenuti dei campi di concentramento, ha spiegato Camerini. È una delle missioni dell’istituto tedesco è di cercare le famiglie – o i sopravvissuti stessi – per poter restituire questi effetti personali ai loro legittimi proprietari.
Per mantenere il contatto con il pubblico sono molteplici le iniziative che sono state avviate e presentate brevemente da Camerini, con l’invito a recarsi sul sito dell’Archivio per approfondirle. “I nostri obiettivi sono diversi: la conservazione dei documenti, ovviamente, facilitare l’accesso attraverso la digitalizzazione, la creazione di un network, l’impegno a mantenere alta la visibilità” sul lavoro svolto e sulla documentazione.