Steinmeier: “Wannsee un simbolo
delle colpe dello Stato nella Shoah”

I documenti della Conferenza di Wannsee sono “un’arma del delitto”. Una prova inconfutabile della responsabilità dei burocrati nazisti – e quindi dello Stato – rispetto alla pianificazione della Shoah. Il verbale riassuntivo di quella riunione, quindici pagine, “il segno, in un linguaggio espresso accuratamente, di uno Stato che è caduto nella barbarie”. Lo ha sottolineato il Presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, ricordando nelle scorse ore l’ottantesimo anniversario di quell’evento.
Il 20 gennaio 1942 quindici alti funzionari dello Stato nazista si ritrovarono per novanta minuti per decidere tempi e modi dello sterminio. Attenzione però agli equivoci e alle semplificazioni. “Molte persone credono erroneamente che la cosiddetta Soluzione Finale sia stata decisa a Wannsee. Ma la Shoah era già in corso”, spiega la storica americana Deborah Lipstadt in un’intervista pubblicata oggi dal Süddeutsche Zeitung. Nella Conferenza invece si discusse “come doveva essere organizzato” lo sterminio, evidenzia ancora la studiosa, scelta dal Presidente Biden come prossimo coordinatore Usa contro l’antisemitismo. “È stato un incontro di parole, un genocidio costruito attraverso la burocrazia”. Un apparato che, finita la guerra, cercò di nascondere la propria responsabilità, spesso riuscendovi. “Dopo il 1945, le élite amministrative sono spesso uscite dal processo di denazificazione a cui dovevano sottoporsi per mantenere le loro carriere senza subire conseguenze, e si sono protette a vicenda dai procedimenti penali. – ha ricordato il Presidente tedesco Steinmeier – Questo è un capitolo preoccupante nella storia giuridica e amministrativa della Germania. Il risultato è che oggi sono sotto processo persone molto anziane, che hanno partecipato all’Olocausto, ma con ruoli minori. Mentre non pochi dei loro superiori non sono mai stati chiamati a rispondere degli atti che hanno commesso durante la loro vita”. Un’ammissione che ricorda l’importanza per un paese di fare i conti con il proprio passato anche attraverso la giustizia. Attraverso il riconoscimento delle responsabilità individuali. “Come poteva la macchina omicida nazista funzionare così perfettamente, e che ruolo ha la responsabilità personale in una dittatura? Questa fu una delle domande a cui Hannah Arendt dedicò la sua vita. – l’analisi di Steinmeier – Lei ha chiarito che i sistemi totalitari non stringono un patto con il male assoluto, con demoni e mostri, ma che in questi sistemi ci sono così tanti ingranaggi intrecciati tra loro che la responsabilità individuale diventa irriconoscibile e non c’è più coscienza dell’ingiustizia. La banalità del male è la burocrazia senz’anima di una dittatura, la regola di nessuno”.
Guardando al presente, il Presidente tedesco ha poi ricordato ai suoi concittadini come non ci sia giustificazione per chi, come notoriamente fece Adolf Eichmann, cerca di mascherare i propri crimini e responsabilità dietro agli ordini dall’alto. “Nel nostro stato democratico, ogni individuo è responsabile. Questo include i dipendenti pubblici che lavorano nella struttura gerarchica di un’amministrazione ministeriale. Non facciamo finta di essere ‘nessuno’. Non evitiamo la responsabilità. Compresa la responsabilità di dire no quando la legge e la nostra umanità ce lo chiedono”.

(Nell’immagine la visita del Capo dello Stato tedesco Steinmeier alla Casa-museo della Conferenza di Wannsee – foto di Sandra Steins)