Chi ha davvero tradito Anne Frank,
le ipotesi scandalistiche
mostrano la corda

Negli anni drammatici della Shoah è purtroppo accaduto, anche in Italia, che ebrei abbiano tradito altri ebrei. Delazioni poi rivelatesi determinanti ai fini dell’annientamento di un singolo o di un nucleo familiare. Non sembrerebbe però questo il caso dell’operazione mediatica costruita affrettatamente attorno al “tradimento” di Anne Frank e dei suoi cari nel libro Chi ha tradito Anne Frank. Indagine su un caso mai risolto che ha entusiasmato in maniera acritica la stampa italiana negli scorsi giorni. 
Un’ipotesi, emerge ora, costruita su basi molto fragili e secondo alcuni esperti anche palesemente diffamatorie. È il quadro che si ricava dal dibattito che ha preso avvio nella comunità degli storici, in Olanda e non solo. “Conclusioni di un certo tipo richiedono un certo tipo di prove. Non posso pensare che un membro del Consiglio ebraico abbia barattato degli indirizzi con la libertà. Dopo l’abolizione di questo organismo, chi ne faceva parte fu mandato nei campi” le parole di Johannes Houwink ten Cate, professore emerito di studi sulla Shoah all’Università di Amsterdam. Nel caso specifico del supposto delatore, Arnold van den Bergh, “se avesse davvero tradito la famiglia Frank, per farlo sarebbe dovuto uscire alla luce del sole; ed è esattamente quello che avrebbe fatto meglio ad evitare nella sua condizione”. Suscita perplessità, inoltre, l’uso di termini e formulazioni vaghe. “Il libro è pieno di espressioni come ‘Molto probabilmente, ‘più verosimilmente’,  ‘è plausibile che…’. E tutto questo nonostante i risultati siano presentati come una sorta di verità” il pensiero di Laurien Vastenhout, ricercatrice dell’Istituto nazionale di studi sulla guerra e la Shoah. Contestazioni sono arrivate anche da Annemiek Gringold, curatrice del museo nazionale olandese sulla Shoah, che afferma: “Il concetto che il Consiglio ebraico disponesse di liste con gli indirizzi di chi si era nascosto non è provata, conosciuta, spiegata”. 
Questi e molti altri i dubbi che stanno affiorando. Anche sulle pagine del più importante quotidiano nazionale, il prestigioso De Telegraaf. 
Abbiamo chiesto a Maarten van Aalderen, giornalista olandese e corrispondente da Roma del quotidiano oltre che presidente dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, di fare il punto sulla situazione. 

Non c’è affatto “una risposta definitiva e al tempo inquietante alla domanda”, come scrive il Corriere della Sera, su chi abbia tradito Anne Frank. Perché non è affatto detto che gli autori del libro Chi ha tradito Anne Frank abbiano trovato il traditore. L’equipe che ha lavorato al libro, composta dalla scrittrice e poetessa canadese Rosemary Sullivan, il giornalista, ricercatore e storico olandese Pieter van Twisk, il cineasta olandese Thijs Bayens e l’ex agente dell’FBI Vince Pankoke, ha fatto varie interviste e ha condotto una ricerca puntuale durata sei anni per la quale è stata aiutata da archivisti, analisti forensi e tecnici informatici. La conclusione è che il traditore sia stato il notaio olandese Arnold van den Bergh. Ebreo anche lui, che in quel modo ha voluto salvare se stesso, sua moglie e le loro figlie.
Anne Frank, la giovane olandese amata in tutto il mondo, famosa grazie al suo Diario, pubblicato dopo la sua morte, è stata portata via con la sua famiglia dal luogo segreto Het Achterhuis al Prinsengracht 263 di Amsterdam il 4 agosto 1944, dopo essere stata tradita da un altro ebreo? Anne Frank è successivamente morta tragicamente nel campo di concentramento di Bergen-Belsen nel febbraio 1945. Chi l’ha tradita è quindi colpevole della sua morte.
La base della ricerca dell’equipe che ha lavorato al libro è una brevissima lettera anonima che l’unico sopravvissuto della famiglia, Otto Frank (il padre di Anne), aveva ricevuto dopo la guerra. In questa lettera c’è scritto che la famiglia era stata tradita da Arnold van den Bergh alla Zentralstelle fur jüdische Auswandering (ufficio centrale per l’emigrazione ebraica) di Amsterdam, l’ente nazista che si occupava dell’internamento degli ebrei nei campi di concentramento. In questa lettera c’è scritto anche che Arnold van den Bergh aveva una lista degli indirizzi, quindi indirizzi di ebrei nascosti. Ma nessuno sa chi ha scritto la lettera, con quale intenzione l’ha scritta e se la lettera dice il vero. Non c’è alcuna prova. Secondo il team che ha lavorato al libro un interprete tedesco in effetti aveva parlato di una lista di indirizzi di ebrei nascosti che il Consiglio ebraico aveva mandato alla Feldgendarmerie nazista. Ma il fatto che l’interprete tedesco ne aveva parlato non è assolutamente una prova.
Arnold van den Bergh era membro del Consiglio ebraico olandese (Joodse Raad), che era stato costituito dai nazisti occupanti per aiutarli nell’attuazione delle misure anti-ebraiche. Il Consiglio ebraico fece il tragico errore di collaborare con i nazisti, pensando, a torto, che così si poteva evitare il peggio.
Il direttore della Fondazione Anne Frank Stichting Ronald Leopold è cauto sulla conclusione del libro che accusa Arnold van den Bergh: “Hanno fatto un lavoro dettagliato, ma mancano ancora diversi tasselli. Bisogna stare molto attenti prima di condannare qualcuno come il traditore di Anne Frank, finché non sei sicuro al 100 o 200%. Ci vuole ancora più ricerca”. L’equipe che ha lavorato al libro ammette di non avere questa sicurezza al 100%. Il gruppo ha lavorato per esclusione degli altri sospettati e ritiene che ci sia una probabilità dell’85% che il traditore di Anne Frank e della sua famiglia sia stato Arnold van den Bergh.
Lo scrittore e giornalista ebreo olandese Leon de Winter è più fermo nella condanna della tesi del libro che colpevolizza Arnold van den Bergh: “Sciocchezze calunniose. Il libro è fondato sul nulla. Le liste di cui parla il libro non sono mai esistite”. La storica olandese Laurien Vastenhout, legata al NIOD, l’Istituto Olandese per la Documentazione di Guerra, e specialista sull’occupazione nazista dell’Olanda, afferma in effetti che non ci sia alcuna evidenza che il Consiglio ebraico fosse in possesso delle liste degli ebrei nascosti e ritiene che il libro sia pieno di errori su questo organismo. Vastenhout afferma: “Il problema è che accusano qualcuno senza fornire prove”. Anche lo storico olandese David Barnouw, co-autore del libro del 2003 Chi ha tradito Anne Frank? ed ex-portavoce e ricercatore del NIOD, non crede all’ipotesi che il Consiglio ebraico fosse in possesso delle liste e ritiene che la conclusione del libro sia debole.
Secondo De Winter è quindi assai improbabile che queste liste delle case in cui gli ebrei erano nascosti in effetti esistessero, e tanto meno che fossero in possesso del Consiglio ebraico, di cui nessuno si fidava. “Nessuno si fidava del Consiglio ebraico. Quindi per quale motivo questo Consiglio avrebbe ricevuto le liste dove gli ebrei erano nascosti? E se è vero che i tedeschi avevano ricevuto la lista con gli indirizzi dove erano nascosti gli ebrei, allora intorno al 4 agosto 1944, quando hanno scoperto il nascondiglio della famiglie Frank, avrebbero dovuto fare centinaia di rastrellamenti. Ma questo non è avvenuto”.
Secondo l’equipe che ha lavorato al libro gli ebrei, dal campo di transito olandese Westerbork da cui successivamente furono mandati ai campi di concentramento, avevano scritto delle lettere al Consiglio ebraico facendo menzione di questi indirizzi. Ma secondo lo storico olandese Bart van der Boom, un esperto sulle attività del Consiglio ebraico, non è assolutamente  vero che si scrivessero delle lettere a questo organo. Inoltre, nessuno a Westerbork poteva sapere che la famiglia Frank si trovasse al Prinsengracht 263. Quindi le premesse sono del tutto errate.
Anche il giornalista ebreo Hans Knoop, che ha avuto un ruolo decisivo nel ritrovamento e nell’arresto del criminale di guerra olandese Pieter Menten nel 1976, ritiene che le prove siano assolutamente troppo esili. “Quello che ci viene raccontato ha degli elementi assurdi. Dal punto di vista cronologico non è neanche possibile. Il Consiglio ebraico è stato sciolto a settembre 1943, quando gli ultimi due funzionari sono stati mandati al campo di transito a Westerbork. Coloro che si erano nascosti nell’Achterhuis al Prinsengracht 263, tra cui la famiglia Frank, sono stati arrestati solo il 4 agosto 1944, quindi quasi un anno dopo. Pertanto il tradimento non può essere legato al Consiglio ebraico”. Hans Knoop pensa che quindi al massimo Arnold van den Bergh possa aver agito a titolo personale, “ma non ci sono prove concrete che lo confermano. Può darsi, ma non è affatto detto. Se fosse sospettato in un processo verrebbe dichiarato senza alcun dubbio innocente per mancanza di prove. Più interessante del libro è la tesi dell’assoluzione degli altri sospettati, ma questo non vuol dire che possiamo dare la colpa al notaio”.
Lo scrittore Leon de Winter arriva alla seguente conclusione: il team aveva tre compiti, cioè trovare la prova che sono esistite le liste degli ebrei nascosti, che il Prinsengracht 263 fosse su queste liste e infine che sia stato Arnold van den Bergh ad aver consegnato le liste ai tedeschi per proteggere se stesso e la propria famiglia. Sostiene al riguardo: “Il team non ha realizzato nessuno di questi tre compiti. Il libro dà la colpa della morte di Anne Frank e della sua famiglia a un signore ebreo innocente. Gli odiatori degli ebrei ridono sotto i baffi”.

Maarten van Aalderen, De Telegraaf

(21 gennaio 2022)