A Novara, correre per non dimenticare

Al via nelle prossime ore (10.30) da piazza Gramsci, nel cuore di Novara, la quinta edizione della Run for Mem, la corsa per la Memoria consapevole organizzata dall’UCEI in collaborazione quest’anno con la Comunità ebraica di Vercelli. Ospite d’onore l’ex podista israeliano Shaul Ladany, 85 anni, un faro che ha illuminato questa iniziativa sin dagli inizi percorrendone i vari itinerari urbani e con la forza della sua testimonianza di doppio sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti in gioventù e all’attentato palestinese ai Giochi di Monaco del 1972. Lo ricorda tra gli altri oggi Tuttosport. Nel corso dell’iniziativa (con due percorsi previsti, uno di 3 chilometri e uno di dieci) saranno apposte in memoria di Giacomo Diena e Amadio Jona due Pietre d’inciampo.

Ucraina, venti di guerra. Gli Stati Uniti stanno inviando armi all’Ucraina e nel mentre iniziano a sgomberare l’ambasciata a Kiev. Nella capitale come nel resto del paese intanto si moltiplicano le telefonate che annunciano bombe: 300 solo a gennaio. È la guerra psicologica del Cremlino, racconta oggi il Corriere delle Sera in un reportage dedicato alla delicata crisi ucraina, che sembra peggiorare di giorno in giorno con la minaccia di una invasione russa.

Liliana Segre e Patrick Zaki, dialogo sullo schermo. “Sei come mio nipote. So cosa significa aspettare dietro la porta di una cella”, afferma la testimone della Shoah e senatrice a vita Liliana Segre. “Grazie di tutto: mi ispira e mi aiuta”, risponde lo studente Patrick Zaki, liberato di recente in Egitto dove però è ancora in attesa di processo. L’emozionante dialogo tra i due è avvenuto a distanza attraverso una videochiamata. Uno scambio raccontato oggi dal Corriere Lettura e avvenuto nel segno del Giorno della Memoria. “Nel dialogo – riporta il Corriere – Zaki e Segre ricordano chi allora non tornò e concordano che preservare la Memoria e studiare la storia siano un modo per rendere onore alle vittime innocenti e fare in modo che gli orrori del passato non si ripetano”.

Nel segno di Tullia Zevi. “In Italia nei primi anni Sessanta si potevano bollare impunemente gli ebrei, nonostante la Shoah, come «deicidi in atto, privati di possibilità di essere giudici di nessuno che alla loro progenie non appartenga», in quanto ‘carenti di ogni e qualsiasi moralità’. Si esprimeva così nel 1961, commentando il processo in Israele al gerarca nazista Adolf Eichmann, organizzatore dello sterminio, il periodico cattolico tradizionalista ‘La voce della giustizia’, diretto da Giovanni Durando”. Lo ricorda oggi il Corriere, facendo riferimento al saggio di Annalisa Capristo pubblicato sull’ultimo numero della Rassegna Mensile di Israel. Un numero dedicato, evidenzia il Corriere, alla figura di Tullia Zevi (1919-2011) per il decennale della scomparsa. Proprio durante il famoso processo in Israele, Zevi seguì con attenzione i commenti della stampa cattolica a riguardo.

Governo e confusione. “In Israele si è formato un governo che vuole fare la cosa giusta per sconfiggere il Covid-19, anche a scapito del proprio tornaconto personale. Eppure continua a fallire”, è l’analisi dello scrittore israeliano Egar Keret sul Corriere della Sera rispetto all’impegno dell’esecutivo di Gerusalemme nell’arginare la crisi sanitaria. Un impegno che per lo scrittore sta generando confusione a causa di una pandemia che non ha risposte semplici. Per questo, il suo suggerimento, è abituarsi a questa confusione.

Memoria e libri. Molti i libri dedicati al tema della Memoria e della persecuzione spunto di riflessione per i quotidiani odierni. Il Domenicale del Sole 24 Ore, ad esempio, presenta In questi tempi di fervore e di gloria (Bollati Boringhieri), volume in cui Massimiliano Boni analizza la figura di Gaetano Azzariti – nel dopoguerra presidente della Consulta – e il suo ruolo nel preparare la vergogna delle Leggi razziste. Alle conseguenze economiche di queste ultime è dedicato invece il saggio (Il Mulino) di Ilaria Pavan, da cui emerge chiaramente come la questione dei beni sottratti agli ebrei sia un tema ancora aperto, evidenzia il Sole 24 Ore. Giulio Busi racconta invece il dramma di Lettere da Auschwitz (Utet), raccolta delle missive che i detenuti erano costretti a scrivere ai parenti in tedesco e che i nazisti cercavano di usare per “scovare tra i destinatari altri ebrei”. Ancora sul Sole, il nuovo libro di Francesco Lotoro Un canto salverà il mondo (Feltrinelli). L’Espresso si sofferma sul tema dei nuovi negazionismi dialogando con la filosofa Donatella Di Cesare, in libreria con Se Auschwitz è nulla (Bollati Boringhieri). Nelle stesse pagine, Wlodek Goldkorn prende spunto dal saggio dello storico Christopher Browning (Einaudi) per riflettere su “come si diventa carnefici”. Sempre su l’Espresso Roberto Della Seta racconta l’impatto delle leggi razziste sul mondo scolastico attraverso Scuola negata di Romana Bogliaccino (Biblion).

Ricordare Wansee. Sulle pagine del Secolo XIX lo storico sociale delle idee David Bidussa analizza il significato della Conferenza di Wansee. Proprio Bidussa in queste ore, come ricorda Repubblica Genova, è tra i protagonisti di una giornata di approfondimento dedicata alla Shoah a Palazzo Ducale.

Il ruolo di Anne. Il Corriere Lettura intervista Ari Folman, autore di Dov’è Anne Frank, graphic novel firmato con Lena Guberman e diventato anche una pellicola cinematografica. Nel volume si aggancia il tema del passato di Frank con la situazione odierna dei rifugiati. Folman però sottolinea: “Attenzione, non è comparazione ma compassione. Nessun paragone: i migranti che vediamo nella graphic novel e poi nel film escono, vanno a scuola, non è possibile fare un parallelo improponibile. Ma alle fine quei bambini stanno scappando da zone di guerra, da luoghi dove rischiano la vita. Non importa da dove vengano, Africa, Europa, Asia: un bambino è solo un bambino da qualunque parte arrivi”.

Daniel Reichel