Eva Romanin Jacur (1921-2022)

Dipingeva per il piacere di dipingere, rispondendo a un suo bisogno interiore, Eva Romanin Jacur.
Nata a Padova nel 1921, aveva da poco compiuto 100 anni. In campo artistico la si ricorda soprattutto come illustratrice di due haggadot che sono nelle case di molti ebrei italiani. In particolare quella del 1948 redatta dal rabbino Alfredo Sabato Toaff per l’editore Israel. Un’edizione significativa anche perché uscita a ridosso della nascita dello Stato d’Israele.
Eva si era salvata dalle persecuzioni antisemite riuscendo a fuggire in Svizzera, a Lausanne, dove era riparato il fratello gemello Leo. Nella stessa città si trovava il suo futuro marito, il matematico Corrado Böhm. Si sarebbero sposati nel 1950 e avrebbero messo al mondo tre figli: Michele, Emanuele, Ariela.
“Una persona buona di cuore e con la quale era piacevole trascorrere del tempo. È stata una delle ragazze più belle di Padova. Faceva girare la testa un po’ a tutti, anche se non sembrava pienamente consapevole di ciò” il ricordo di Davide Romanin Jacur, suo nipote e attuale assessore al Bilancio UCEI.
Molte amicizie straordinarie nella sua vita. Come quella con Rita Levi Montalcini che fu un punto di riferimento anche per la figlia Ariela formatasi come biologa nella sua cerchia ma poi dedicatasi a una carriera in un altro ambito: quello, appunto, dell’arte. Altro legame solido fu quello con Tullia Zevi, presidentessa UCEI dal 1983 al 1998. “Fu proprio lei a introdurmi agli Zevi”, racconta il nipote.
Nel 2010 una mostra organizzata dall’Adei Wizo in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica aveva dato lustro alle creazioni di alcune artiste ebree contemporanee. Un percorso che spaziava dall’inizio del Novecento fino ai primi Anni Duemila. È proprio lì che madre e figlia avevano trovato il piacere di essere esposte, per una volta, insieme.
Sia il suo ricordo di benedizione.

(Nell’immagine il matrimonio tra Eva Romanin Jacur e Corrado Böhm)

(23 gennaio 2022)