La misura dei fatti
“3 luglio 1942, venerdì sera, le otto e mezzo. Sono sempre seduta alla medesima scrivania, ma a questo punto dovrei tirare una riga e proseguire con un tono diverso. Dobbiamo trovare posto per una nuova certezza: vogliono la nostra fine e il nostro annientamento, non possiamo più farci nessuna illusione al riguardo, dobbiamo accettare la realtà per continuare a vivere”.
Così scrive Etty Hillesum nel suo Diario 1941-1943, Adelphi (è il testo che oggi verrà letto a Palazzo Ducale a Genova nell’iniziativa «Dall’alba al tramonto» promossa dal Centro Primo Levi).
Etty Hillesum indica che cosa si poteva capire in tempo reale senza essere in possesso di documenti che provino le intenzioni. Quelle intenzioni stavano nei fatti e per comprenderle si trattava di prendere la misura dei fatti.
Anche questo è un dato importante da prendere in considerazione. In tempi bui.
David Bidussa, storico sociale delle idee
(23 gennaio 2022)