“Ebrei onorari”, sei personaggi da conoscere
Una serie podcast per raccontare le storie di sei “Ebrei onorari”, come venivano chiamati per scherno i difensori degli ebrei negli anni della propaganda antisemita. Tra loro il banchiere Raffaele Mattioli, che negli anni del fascismo era presidente della Banca Commerciale Italiana poi confluita in quello che oggi è il gruppo Intesa Sanpaolo. Pur non essendo ebreo, aveva scelto per sé tale definizione per affermare il suo impegno per il salvataggio di tanti ebrei durante le persecuzioni. L’archivio storico di Intesa Sanpaolo, con la voce di Camilla Ronzullo, propone un viaggio nella Memoria che va dal 1930 al 1945. Al centro le storie dei dipendenti che Mattioli e altri uomini della Banca Commerciale Italiana hanno provato a salvare dalla deportazione: dagli estratti della corrispondenza tra il ragioniere Guido Schwarz e il collega Tiburzio Pinter, i testi di Antonello Gerbi, una lettera in cui Massimiliano Majnoni della Comit racconta di come riuscì a portare in salvo il libraio antiquario Werner Prager grazie al suo rapporto con il Vaticano. Un racconto fatto anche di luoghi, come la casa milanese di via Bigli, la via in cui abitava Mattioli, diventata un rifugio cenacolo per intellettuali e antifascisti. Primo capitolo di una collaborazione con Choramedia che in autunno vedrà nuove storie della serie “L’Ebreo Onorario”, che inizia in queste ore con le vicende di Schwarz, che il primo marzo del 1939 fu forzatamente mandato in pensione a causa delle leggi razziste, ma riuscì a ottenere un visto di lavoro per il Brasile.
Antonello Gerbi, non solo dipendente della Comit, ma anche storico e critico cinematografico, venne mandato nel 1938 a Lima, per farlo lavorare a un saggio sull’economia peruviana. Diversa la vicenda di Werner Prager, libraio antiquario berlinese che per sfuggire dal nazismo si trasferì in Italia nel 1937. Venne arrestato ma, grazie all’intercessione dell’uomo di Comit a Roma, venne assunto in Vaticano come bibliotecario e così salvato. Tiburzio Pinter rimase nascosto in diversi alloggi di fortuna, mentre Hermann Schossberger nel 1941 dopo l’occupazione tedesca della Jugoslavia e la creazione dello stato croato ustascia filonazista, fu preso di mira dai croati: Per lui si tentò di intercedere addirittura presso Ante Pavelic , il capo degli ustascia, ottenendo però solo di fargli avere l’esonero di portare la stella di David e di prorogarne il contratto in banca fino al 30 settembre 1942. Fu poi deportato ad Auschwitz con i familiari. Carlo Morpurgo, pensionato forzatamente il primo marzo 1939, tornò a Trieste dove divenne segretario della Comunità ebraica locale. In questo ruolo nell’estate del 1943 si prodigò per aiutare numerose famiglie a mettersi in salvo fuggendo dalla città. Il 20 gennaio 1944 venne catturato dai tedeschi e deportato il 2 settembre ad Auschwitz, dove morì due mesi dopo nelle miniere di carbone di Monowitz.