“Negazionismo, minaccia per il futuro”

“Il negazionismo è una forma di propaganda politica che negli ultimi anni si è diffusa entro lo spazio pubblico coinvolgendo ambiti diversi e assumendo accenti sempre più subdoli e violenti. Sarebbe pertanto un errore sottovalutarne la rilevanza, cioè quegli effetti che, ben al di là del modo di interpretare la storia del passato, minacciano la comunità interpretativa del futuro”.
È quanto rileva Donatella Di Cesare nella nuova edizione ampliata del suo saggio Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo, appena pubblicata dall’editore Bollati Boringhieri. Una riflessione che si dipana a partire non solo dal negazionismo “classico” della Shoah ma anche dalla “recente sconcertante negazione della pandemia, non riducibile a frange estreme, per tacere di coloro che ridicolizzano o banalizzano l’emergenza climatica”. Casi molteplici e vari tanto che ormai, sottolinea l’autrice, “si può parlare di una vera e propria storia dei negazionismi nel XXI secolo”.
Un’occasione per parlarne in una serata promossa dalla Fondazione Museo della Shoah di Roma al Cinema Farnese, che ha avuto come ospite la stessa Di Cesare oltre che il presidente della Fondazione Mario Venezia, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, il direttore de L’Espresso Marco Damilano e il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi.
L’evento è stato dedicato al ricordo di Shlomo Venezia, papà di Mario e tra le voci più importanti della Shoah italiana. Un debito di gratitudine che Di Cesare evidenzia anche nell’introduzione del suo saggio. “Per anni e decenni aveva taciuto. Cominciò a parlare nel 1992, consapevole di essere ancora tra i pochissimi membri al mondo di un Sonderkommando, e forse nell’inconfessata speranza che si rivedesse quel giudizio troppo lapidario sulla cosiddetta ‘zona grigia’. Ma furono gli episodi di antisemitismo – ricorda – a farlo uscire dal suo silenzio”.
Una testimonianza, la sua, che si rivelerà “dirompente”.

(25 gennaio 2022)