La nostra cittadina brucia
Nel 1936, dopo un pogrom che aveva avuto luogo nella città polacca di Przytyk, Mordecai Gebirtig, poeta ebreo polacco, nato a Cracovia (Polonia) nel 1877, scrisse “Undzer shtetl brent!”- La nostra cittadina brucia. Durante la guerra, la canzone divenne un simbolo nei ghetti di Cracovia, Varsavia, Vilna e in tanti campi di concentramento e ispirò molti giovani a ribellarsi contro i nazisti. Gebirtig venne ucciso nel giugno del 1942 durante un rastrellamento nel ghetto di Cracovia.
Oggi, “Undzer shtetl brent!” rimane una delle canzoni commemorative più eseguite a Yom HaShoah, in Israele, nei movimenti giovanili, nelle cerimonie.
Incendio, fratelli! Incendio!
la nostra cittadina brucia!
Venti malvagi, gonfi di rabbia e devastazione, sfacelo e distruzione;
Tutto, intorno a noi brucia!
E voi state lì, a guardare
con le braccia conserte
Mentre la nostra cittadina brucia!
Brucia, fratelli! La nostra città brucia!
Oh! Dio non voglia che il momento venga,
Che la nostra città, insieme a noi,
Sia ridotta in cenere e fumo,
Lasciando, quando il massacro sarà terminato
Solo mura carbonizzate e vuote!
La nostra salvezza è nelle vostre mani.
Afferrate i secchi, domate gli incendi!
Non state lì, fratelli, a guardare
con le braccia conserte e inutili.
Questo canto ci ha accompagnato nelle cerimonie dell’Hashomer Hazair, in Italia nel Giorno della Shoah e durante i nostri viaggi in Polonia nei campi e nei ghetti. Immaginavamo le fiamme, le grida e soprattutto vedevamo con la mente l’indifferenza negli occhi di chi sapeva, vedeva, sentiva l’odore dell’orrore e non denunciava, non si poneva domande o si dava risposte irreali per quietare la propria coscienza.
Qualche settimana fa gli allievi del Liceo Casiraghi di Cinisello Balsamo, con il quale, per merito dell’Associazione Italia – Israele di Milano, abbiamo creato un solido legame di amicizia attraverso le attività di Beresheet LaShalom, mi hanno chiamato affinché consigliassi loro un canto da eseguire il 27 Gennaio, nel giorno della Memoria, alla presenza di altri Licei del territorio. Dopo un breve laboratorio con i ragazzi, dove si è affrontato il discorso del coinvolgimento sociale, della presa di posizione, del rifiuto a far parte del gregge, anche a costo dell’isolamento e dell’allontanamento dal gruppo, ho tradotto ai ragazzi il canto. Sono ragazzi e ragazze attenti, con una docente, Maria Teresa Maglioni, che li guida e li rende sensibili e accorti. Il canto ha destato commozione ed empatia negli allievi che si sono messi immediatamente in moto, nonostante la pandemia, la distanza e le quarantene, per prepararsi a rappresentare il loro messaggio. Un messaggio sempre più importante che ogni giorno diviene più improrogabile: prendere posizione, opporsi alle ingiustizie e alle menzogne, lottare per chi non ha più forze e continuare ad interrogarsi sugli eventi nei quali siamo coinvolti. Proprio come i numerosi rappresentanti delle associazioni Italia- Israele, presenti in tutto il Paese, sempre pronti a replicare, ribattere e controbattere ai nemici d’Israele, con saggezza, preparazione e fedeltà. L’educazione a non tenere le braccia conserte e anche il cuore e l’intelletto e l’unica cosa che potrà salvare questa umanità confusa e in cerca di speranza.
Angelica Edna Calò Livne