Pietre d’inciampo a Milano, le storie dietro ai nomi
Moisé Varon porta il nome del bisnonno. E non nasconde la commozione di vedere quel nome inciso in una Pietra d’inciampo, assieme a quello della bisnonna Rebecca Yohai e della zia Signurù. “Mi sarebbe piaciuto conoscerli. Erano studiosi di Torah. Persone perbene”, racconta davanti alle Pietre poste in queste ore nei pressi di quella che fu la loro abitazione fino al 5 dicembre 1943. Arrivati negli anni Trenta da Gallipoli (o Gelibolu), in Turchia, a Milano, i Varon vivono nella periferia della città, nelle case popolari del quartiere Baggio. Moisè è venditore ambulante, Rebecca casalinga, la figlia Signurù fa l’operaia. Il loro obiettivo è costruirsi un futuro e una nuova vita a Milano, ma ben presto si scontrano con l’antisemitismo di Stato e le leggi razziste. Fino al tragico epilogo con l’arresto nel dicembre del 1943. Detenuti a San Vittore, ne verranno prelevati il 30 gennaio 1944 per essere deportati dai sotterranei della Stazione Centrale. Dal luogo dove oggi sorge il Memoriale della Shoah. Il 6 febbraio 1944 vengono assassinati all’arrivo ad Auschwitz-Birkenau. La figlia Signurù si è spenta prima, probabilmente nel corso del viaggio. “Non avevamo un posto dove ricordarli. Ora esiste e sarà mia premura passare di qui. Mio padre Vitali sarebbe contento di questa dimostrazione di rispetto”, afferma il nipote Moisé Varon. Le tre Stolpersteine dedicate ai suoi parenti, in via delle Forze Armate 179 sono le prime poste a Milano in questo 2022. Nel corso della mattinata altre undici pietre sono state posizionate per commemorare altrettante storie di deportati, ebrei e non, uccisi durante la Shoah. “È importante che siano incastonate nell’asfalto, che possano durare nel tempo. – sottolinea Mirco Varon, figlio di Moisé – Del resto gli ebrei sopra le tombe pongono pietre e non fiori. Per lo stesso principio di mantenere nel tempo la memoria dei propri cari. E poi credo che queste pietre non ci diano solo la possibilità di avere un luogo per commemorare chi abbiamo perso nella Shoah, ma rappresentano anche luoghi di condivisione del ricordo”. Ad essere presenti alla cerimonia di apposizione delle Stolpersteine, tra gli altri, il presidente del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach e il presidente del Comitato per le Pietre di Inciampo Marco Steiner. “Per la famiglia Varon ad aver contribuito a sostenere l’apposizione delle pietre è stata l’associazione italoturca Alba”, ha spiegato Steiner, segnalando l’importanza del gesto. Steiner ha poi ricordato come le storie dietro ai nomi dei deportati milanesi siano al centro di un progetto online. “Su Instagram abbiamo anche quest’anno coinvolto degli studenti che si sono impegnati a raccontare, attraverso il social network, le vite di queste persone”. Ad intervenire, anche il presidente dell’Anpi Milano Roberto Cenati, che ha voluto ricordare le responsabilità fasciste nella deportazione ebraica. “Ricordiamoci le date di quando queste persone furono arrestate. Nel dicembre 1943. Pochi giorni prima, il 30 novembre 1943 venne emanato l’ordine di polizia n. 5, con cui si diede vita, da parte della autorità italiane, alla caccia ad ebrei italiani e stranieri, previa confisca di tutti i loro beni. Non dimentichiamoci di questo coinvolgimento”.
Queste le dediche del 26 gennaio:
in via delle Forze Armate 179, Moisè Varon, Rebecca Yohai Varon, Signurù Varon;
in via Washington 79, Alfredo Violante;
in via F. Carcano 5, Leone Latis, Annita Bolaffi Latis, Liliana Latis;
in via M. Pagano 36, Edgardo Finzi;
in piazza Castello 20, Ettore Barzini;
in via Ceresio 3, Luigi Schezzi;
in via Scalvini 8, Vittorio Mondazzi;
in via Grivola 18, Santo Bencich.
Queste le dediche del 1° marzo:
in via N. Palmieri 22, Luigi Frazza;
in via Perugino 15, Luigi Pietro Cappelletti;
in via M. Giuriati 5, Aurelia Allegra Levi Finzi ed Emma Laura Finzi;
in via P. Cossa 5, Ermanno Fontanella;
in corso Venezia 39, Wanda Vera Heimann;
in via F. Hayez 19, Beatrice Ottolenghi;
in via G. Colombo 64, Mario Luperini;
in viale Lombardia 11, Dante Spallanzani;
in via Ponteseveso 19, Carlo Ferretti;
in via N. Oxilia 21, Giuseppe Ceccatelli.