Coincidenze scolastiche

Come ogni anno mi pongo i dilemmi che credo ogni insegnante ebreo in una scuola pubblica non possa fare a meno di porsi nei giorni intorno al 27 gennaio: quanto peso dare al Giorno della Memoria? Partecipare attivamente all’organizzazione, preparare un’attività o limitarsi a far partecipare gli allievi ad attività già organizzate da altri? Discutere? Proporre video? Letture? Come evitare che i ragazzi abbiano l’impressione che insisto a parlarne solo perché sono ebrea? E nelle mie ore di italiano dedicare al Giorno della Memoria l’intera lezione o solo una parte?
Quest’anno, poi, proprio nella classi che avranno la maturità il Giorno della Memoria a scuola aveva un concorrente autorevole: il 27 gennaio 1922 moriva Giovanni Verga. Guarda caso il 27 gennaio 2022 mi capitava di dover far lezione proprio su Verga. Come sfuggire a questa suggestione? Come rinunciare alla rarissima occasione di trattare di un autore nel centenario esatto della sua scomparsa? Anche i ragazzi erano affascinati dalla coincidenza, che loro stessi mi avevano aiutato a scoprire. Alla fine ho diviso la lezione più o meno a metà. In generale ho l’impressione che il centenario sia passato abbastanza inosservato, sommerso dal Giorno della Memoria e, sui media, dalle complicate trattative per eleggere il Presidente della Repubblica.
Riflessioni agrodolci: trenta o quarant’anni fa non avrei mai immaginato che la memoria della Shoah nelle scuole italiane (allora quasi inesistente) avrebbe fatto passare in sordina il centenario della morte di uno scrittore considerato molto importante, di quelli a cui i libri di testo dedicano ampio spazio e che non può mai mancare nei programmi d’esame. D’altra parte, però, non avrei mai immaginato che nel 2022 non sarei ancora stata in grado di trovare un libro di testo di storia che narri la nascita del Cristianesimo senza farmi arrabbiare: tra inesattezze, termini sgradevoli e pregiudizi su ebrei ed ebraismo presentati come verità oggettive, si direbbe che gli autori non abbiano mai sentito parlare della Nostra aetate o di dialogo interreligioso. In questo caso, nella quinta ginnasio (secondo anno di scuola superiore) dal mio punto di vista non c’era concorrenza tra la lezione regolare e il Giorno della Memoria: quale mezzo più efficace per parlare di antisemitismo che far notare ai ragazzi che neppure il loro stesso libro di testo di storia ne è del tutto immune? Sembra un’idea vincente ma resta un dubbio: i ragazzi non penseranno che me la prendo così a cuore solo perché sono ebrea? In effetti se sono solo io a lamentarmi del libro di testo temo che il dubbio sia sostanzialmente una certezza.

Anna Segre