Il Giorno della Memoria a Casale
“Non voltiamoci davanti all’ingiustizia”

Il Giorno della Memoria a Casale Monferrato vede da tempo anche una significativa cerimonia civile: l’apposizione di una corona di fiori in via Alessandria, sul cardine che rimane a testimonianza del vecchio ghetto ebraico. A compiere questo gesto sono stati fisicamente due ragazzi delle scuole di Casale, una rappresentanza dei tantissimi allievi degli istituti del comprensorio intervenuti alla cerimonia insieme alle numerose autorità civili e religiose. Un modo anche per dare un segnale di solidarietà dopo i tristi fatti di Campiglia Marittima che hanno visto un adolescente di famiglia ebraica aggredito con insulti antisemiti da due coetanei.
Un episodio al centro nell’intervento di Claudia De Benedetti in rappresentanza della Comunità ebraica di Casale. “Un milione e mezzo di bambini hanno perso la vita nei campi di sterminio, questa cerimonia avviene a distanza di poco più di un giorno dal momento in cui un giovane della vostra età è stato malmenato per il solo fatto di essere ebreo. Oggi, deponendo questa corona, vi unirete idealmente al vostro coetaneo che si sta chiedendo il perché di questo gesto”.
Dal sindaco di Casale Federico Riboldi parole che invitano a dare una dimensione concreta al ricordo: “La Memoria condivisa non deve limitarsi a questa giornata, ma estendersi al nostro agire quotidiano. Deve essere una Memoria attiva, che ci consente di essere cittadini migliori e di non voltarsi di fronte all’ingiustizia. Davanti all’efferatezza di un regime che deportava i propri connazionali c’era una comunità. Penso a quei cittadini che vedevano un banco di scuola vuoto, una porta chiusa, una bottega che non riapriva e che si sono voltati dall’altra parte. E poi penso agli atti di eroismo dei nostri cittadini che hanno scelto di mettere in pericolo la propria vita per aiutare chi ne aveva bisogno”. Fare la scelta giusta è stato anche il tema del toccante discorso di Adriana Ottolenghi, che ha rievocato la sua vicenda personale. “Se io sono qui oggi lo devo a dei Giusti. Ricordo la madre priora del convento delle suore benedettine di Ronco di Ghiffa che accolse mia nonna, la mia sorellina e me il 20 settembre del 1943. Avevo nove anni. Ricordo Anna Bedone Ferrari e il marito che, quando la via della Svizzera fu chiusa per noi perché troppo difficile per i nostri anziani, accolse in un primo tempo i miei genitori e poi tutta la mia famiglia: sette persone in tutto. Loro non sono stati indifferenti, l’indifferenza è la cosa più tragica. Non è mai giusto voltarsi dall’altra parte. Siate voi i giusti che difendono il debole”.