Oltremare – In costruzione

Nel mio decennio da telavivese non credo di aver mai vissuto un solo giorno in cui non ci fossero lavori in corso nelle mie immediate vicinanze. Il muretto intorno al palazzo in cui vivevo, le piste ciclabili costruite ricavando spaghetti di spazio rotabile da strade già in partenza non particolarmente larghe o spaziose, e dove tutti parcheggiavano in modi a dir poco spiritosi; e poi la costruzione di grattacieli di notevole altitudine, soprattutto perché accanto a palazzi di quattro piani al massimo, che improvvisamente si sono trovati vicini di gomito di 40 piani ed oltre. Poi c’è stato il boom di lavori per la metropolitana, che in tutto questo tempo non ho ancora capito se sarà poi sotterranea o a livello strada, o se un po’ questo e un po’ quello a seconda dei punti nei quali passerà. Fra poco cominceremo ad avere le idee più chiare perché sembra che brevi tratti siano quasi pronti e allora sarà davvero l’entrata di Tel Aviv nel Terzo Millennio, con il ritardo dei veri signori, quelli che i tempi sono loro a farli e non a subirli.
Ma non avevo immaginato che anche nel minuscolo moshav nel quale mi sono trasferita il volume di lavori in corso potesse essere perlomeno paragonabile, in proporzione s’intende. A parte la costruzione di case nei lotti ancora liberi, continuata senza interruzione anche durante i vari lockdown, e la relativa aggiunta di marciapiedi, abbiamo seguito con entusiasmo la costruzione di un nuovo campo da calcio, nel quale l’erba artificiale è un po’ un pugno nell’occhio, circondata come è da verdi campi coltivati e morbide colline, ma si può anche capire che l’uso del campetto sia così più gestibile, economicamente parlando. Ma solo pochi giorni fa mi sono accorta che pochi metri sopra al solito parco giochi risalente probabilmente agli anni Novanta se ne è aggiunto uno nuovo fiammante, tutto fatto di metallo e legno e senza colori sgargianti. Detto fatto, il novello parco giochi è entrato nel gergo locale come “Il Montessori”. Come prendere un intero metodo educativo, una intera filosofia anche di vita, e riassumerla in una specie di enorme ragno di acciaio con placche di legno su cui arrampicarsi e corde cui appendersi. La dote israeliana della sintesi. In attesa di scoprire qualche altro nuovo pezzo di moshav, l’appuntamento al Montessori, parte di un progetto molto più ampio (sempre relativamente) di minuscolo anfiteatro chissà cosa d’altro, è d’obbligo almeno una volta alla settimana, anche solo per seguire da vicino i lavori.

Daniela Fubini