Gli ebrei, la politica, il Rinascimento
Una nuova proposta storiografica

Di ebrei e politica si parla in genere solo dall’epoca dell’emancipazione in poi. Tutto quel che precede questa fase storica dirimente nella sua importanza è in genere trascurato, assai poco esplorato nelle sue molte e complesse pieghe. Un grande progetto internazionale avviato dall’École française di Roma con la collaborazione dell’Università Sapienza e di altri atenei sia italiani che stranieri si prefigge di colmare questa lacuna. “Jews in Politics in Long Renaissance Italy”, presentato nelle scorse ore, ha il respiro ampio di cinque anni di lavoro che avranno come esito una serie di convegni, studi, pubblicazioni.
Prima tappa il 12 e 13 settembre, a Roma, nei locali della più grande università d’Europa, dove si parlerà, tra i vari argomenti, di “Ebrei in politica nel Rinascimento italiano” (Giuseppe Veltri e Serena Di Nepi), “Responsa italiani come fonte per lo studio del potere politico dei rabbini nel 16esimo e 17esimo secolo” (Asher Salah), “Linguaggio politico degli ebrei e rappresentazione cristiana della politica” (Giacomo Todeschini). Solo alcune delle tante prospettive che permetteranno di far emergere una realtà più vivace e influente, anche all’interno della società “dominante”, di quanto si sia portati a immaginare.
“Una nuova proposta storiografica, per un progetto fluido e aperto ad ulteriori collaborazioni” ha affermato Pierre Savy, direttore degli studi per il Medioevo presso l’École française e curatore di quel formidabile libro che è la Storia mondiale degli ebrei pubblicata di recente dall’editore Laterza con adattamento italiano a cura di Anna Foa. Cinque gli atenei partner dell’iniziativa: nella rete ci sono infatti anche Università di Amburgo, Università di Pisa e Università degli Studi della Calabria. Referenti, oltre a Savy, gli storici Serena Di Nepi, Giuseppe Veltri e Alessandra Veronese.
L’idea condivisa è che ci sia tanto, tantissimo, su cui gettare una luce nuova. Anche con riferimento alla fase più drammatica che sarà oggetto di indagine, quella dei ghetti, quando “una condizione d’incertezza e marginalità” produsse tra i suoi effetti un minor impatto della presenza ebraica nella sfera politica. Lo stesso, evidenziano gli studiosi, “se si scava attentamente, questa presenza la si può percepire”. Ad essere prese in esame molteplici fonti: materiale d’archivio prodotto sia dalla società cristiana che ebraica, letteratura ebraica, letteratura rabbinica, fonti iconografiche. È il caso di un quadro tra i più rappresentativi, “Ester al cospetto di Assuero” di Sebastiano Ricci, di proprietà del Quirinale e ora esposto al Meis nell’ambito della mostra “Oltre il ghetto. Dentro&Fuori”. Da lì è partita la professoressa Di Nepi per introdurre il tema delle relazioni tra ebrei e cristiani nel loro dipanarsi attraverso il filtro dell’identità, della storia e, per l’appunto, della politica. “Il nostro – racconta – sarà un lavoro approfondito sulle fonti. Il tema è di enorme interesse, anche se poco studiato. Può essere l’occasione per aprire una strada”. A favorire questo impegno la “profonda attenzione al tema ebraico riscontrata nei rispettivi atenei”. Una sensibilità che alla Sapienza è stata caratterizzata da un’attenzione trasversalmente diffusa nei vari ambiti di studio. Un lavoro proficuo “di molti anni”, spiega Di Nepi, e nel cui solco si sono innestate iniziative come l’accordo quadro sulla Memoria firmato in ottobre e la presentazione della traduzione inglese del libro di Sami Modiano, For This I Lived, con la partecipazione del Premio Nobel Giorgio Parisi.

(Nell’immagine: Ester al cospetto di Assuero – Sebastiano Ricci, ora esposto al Meis in prestito dal Quirinale)