Pechino 2022, lo sport protagonista
(e quell’appello inascoltato)
L’appello della Elie Wiesel Foundation for Humanity è destinato a restare inascoltato. “Atleti e sponsor abbandonino i Giochi”, si leggeva negli scorsi giorni sul New York Times. Una mobilitazione non nuova all’interno del mondo ebraico, che più volte ha preso posizione contro la persecuzione degli uiguri da parte delle autorità cinesi e si è chiesto se fosse il caso di partecipare all’edizione delle Olimpiadi invernali più controverse della storia. Come noto alcuni Paesi – tra cui gli Stati Uniti, il Canada e la Gran Bretagna – non hanno invitato propri rappresentanti alla cerimonia inaugurale di Pechino 2022 da poco conclusasi. Una forma di boicottaggio assai più “soft” rispetto all’ipotesi di un ritiro delle squadre in gara paventata da alcuni. “È possibile competere per il premio più grande, vivendo insieme pacificamente e nel rispetto”, il pensiero del presidente del Cio Thomas Bach. A suo dire un messaggio unificante che avrebbe permesso di respingere “i fantasmi del boicottaggio del passato”. Parole pronunciate alla vigilia di un’edizione che, nonostante la variante Covid, si attesta su numeri da record: 109 le gare che assegneranno medaglie (nel 2018 erano state 102) e 91 le nazioni rappresentate. Tra le delegazioni più piccole c’è quella di Israele: appena sei atleti, cinque uomini e una donna. Nessuno di loro nato in Medio Oriente. Tutti israeliani dopo l’aliyah e/o in virtù degli effetti della cosiddetta “Legge del Ritorno”.
Storie, le loro, di grande interesse. Partendo da quella della 19enne pattinatrice Hailey Kops, originaria del New Jersey e studentessa in una yeshivah “mista” di Gerusalemme (aperta quindi sia a uomini che donne). La sua carriera a un certo livello, nonostante la giovane età, sembrava vicina alla conclusione. Fin quando è arrivata una telefonata dalla federazione: provaci ancora. E Hailey ce l’ha fatta, ottenendo un risultato sufficiente per la qualificazione. Farà coppia con il portabandiera: il 33enne Evgeni Krasnopolski, nato a Kiev, ma in Israele dall’età di tre anni. Se per Kops i GIochi sono una novità, per lui sono ormai un’abitudine. È alla sua terza edizione dopo Sochi 2014 e Pyeongchang 2018. Pattinatore è anche Alexei Bychenko, anche lui di Kiev, che di anni ne ha 34. Nel 2018 aveva emozionato muovendosi sul ghiaccio tra le note di Hava Nagila, una delle canzoni ebraiche più caratteristiche. Sogna il podio un altro ucraino di nascita, il 32enne Vladislav Bykanov originario di Leopoli e già campione europeo nello short track. È il nome sul quale si punta forse di più per provare ad infrangere un tabù: quello della prima medaglia. Nello sci alpino Israele schiera infine due fratelli: Noa Szollos, 19 anni, e Barnabas, che ne ha 23. Entrambi sono nati a Budapest e sono figli d’arte: loro padre Peter ha infatti rappresentato, a buon livello, i colori dell’Ungheria. Una passione trasmessa anche a Benjamin, 25 anni, il fratello più grande: è professionista anche lui. A Noa e Barbabas saranno richiesti degli straordinari sul piano sia agonistico che mentale, visto che gareggeranno in tutte le prove.
Curiosando qua e là, anche in altre compagini nazionali, emergono vissuti interessanti. Come quello di Jason Brown, 27enne stella del pattinaggio artistico, qualificatosi ai campionati americani sulle note della colonna sonora di Schindler’s List. “Il mio background ebraico e la storia toccante”, tra i motivi che lo hanno spinto a indicare questo brano. Ha poi aggiunto: “Ho sempre voluto pattinare su queste note, ma ho deciso di aspettare di essere a un certo livello. Di sentirmi pronto”. Bychenko ha scelto invece “Milim” (Parole) del cantautore israeliano Harel Skaat, che fu in gara all’Eurovision del 2010, e il “Nessun dorma” della Turandot di Puccini
È ora il tempo delle gare, delle grandi storie di sport e vita che ci accompagneranno per oltre due settimane in cui l’Italia si annuncia protagonista. Resta però, sullo sfondo, quel tema umanitario ineludibile.
“Lo sport – ricordava già un anno fa rav Ephraim Mirvis, rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth – è tale se unisce e ispira. Facciamo sì che i Giochi invernali si trasformino in una piattaforma di solidarietà verso la popolazione uigura piuttosto che in uno strumento per distrarre il mondo dalla spaventosa ingiustizia che stanno subendo”. Chissà se qualcuno raccoglierà questa istanza.
(Nell’immagine: la sfilata della squadra israeliana durante la cerimonia inaugurale; Hailey Kops, pattinatrice e studentessa di Yeshivah; Jason Brown, qualificatosi sulle note di Schindler’s List)