“L’odio antisemita è ancora attualeLa nostra speranza sono i giovani”
Non abbassare la guardia davanti alle parole d’odio. Non sminuire la gravità della distorsione e banalizzazione della Shoah. E soprattutto attivarsi concretamente per arginare questi fenomeni. Sono i messaggi risuonati al Memoriale della Shoah di Milano in occasione dell’annuale cerimonia in ricordo delle persone deportate il 30 gennaio 1944 dalla Stazione Centrale ad Auschwitz. Un monito al presente, evidenziato in particolare dalla testimonianza della senatrice a vita Liliana Segre. “Io che ho sentito l’orrore della carne bruciata, le urla, che dopo aver sopportato ed essere tornata a godere della felicità dell’amore, di diventare mamma e nonna, cosa devo concludere se da due anni e mezzo ho una scorta?”, l’amara considerazione di Segre, bersaglio da tempo degli haters online. “Una persona, solo perché mi ero vaccinata, si è augurata che, siccome Hitler non era riuscito a uccidermi, lo faccia il Covid”. Davanti a tutto questo odio però, ha aggiunto, c’è speranza. “La speranza sono i giovani che sono qui oggi”. Tanti infatti i ragazzi venuti ad ascoltare le sue parole, per un’iniziativa organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con il Memoriale e la Comunità ebraica di Milano. Con alcuni di questi giovani, la senatrice ha voluto scambiare un simbolico e affettuoso abbraccio. “Il Memoriale dal 1998 è un centro di formazione delle coscienze giovanili. Aspettiamo con ansia che si sblocchino le visite delle scuole, perché questo è il nostro compito e il contributo che possiamo dare per una società migliore”, le parole in apertura Roberto Jarach, presidente della Fondazione Memoriale, annunciando che, con il completamento della biblioteca il 22 febbraio, si concluderanno i lavori del progetto. E arriverà nella struttura anche il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea – Cdec. Un traguardo importante, al centro del dossier di Pagine Ebraiche attualmente in distribuzione, che porterà ancor più in primo piano il lavoro di didattica del Memoriale. “Presto verrò con le scuole a trovarvi”, la promessa del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, intervenuto a distanza. In presenza invece gli interventi del rabbino capo della città, rav Alfonso Arbib, di Monica Maggioni, direttrice del Tg1, e della coordinatrice nazionale contro l’antisemitismo, Milena Santerini.
Per il rav quando si affronta il tema della Shoah, l’elemento da analizzare è il terreno che ha permesso alla macchina dello sterminio ebraico di muoversi senza ostacolo. “Il nazismo e la mentalità antiebraica non nascono dal nulla e hanno trovato terreno fertile in molti Paesi d’Europa. Per alcuni il nazismo è un’ideologia atea e antireligiosa, ma vi è un antisemitismo dove le religioni hanno una parte non piccola”. Arbib ha richiamato la necessità di andare alle radici del problema del pregiudizio antiebraico, senza nascondere nulla dei suoi elementi. Un tema ripreso anche dal ministro Bianchi. “Il 27 gennaio abbiamo promosso un percorso attraverso i campi di concentramento italiani, per dire che quella storia, quella tragedia non è di altri, ma è anche nostra: ci furono vittime italiane e aguzzini italiani. Anche da noi ci furono la banalità del male e l’indifferenza”, la riflessione del ministro.
A ricordare l’inizio delle cerimonie del 30 gennaio – organizzate nell’antro della stazione centrale, poi diventato Memoriale della Shoah – la coordinatrice nazionale contro l’antisemitismo. “Quando abbiamo iniziato a riunirci qui eravamo pochi, al buio, al freddo, non esisteva il Giorno della Memoria, ma c’erano il cardinale Martini e il rabbino Laras, Goti Bauer e Nedo Fiano, deportati e sopravvissuti. Negli anni Novanta i testimoni sentirono il dovere di raccontare di fronte ai negazionisti e ai rigurgiti di antisemitismo”. Oggi, ha sottolineato Santerini, a prendere piede è soprattutto la distorsione e banalizzazione della Shoah, altra forma ignobile di antisemitismo da analizzare e combattere. “Sentiamo tutti la paura che la voce dei testimoni si indebolisca, ma luoghi come questo, dove noi abbiamo coltivato la memoria, permette di affidarla alle nuove generazioni”. Un punto evidenziato anche da Monica Maggioni che ha ricordato come il Memoriale, ovvero il luogo da dove partirono i treni della morte nel 1944, a lungo è rimasto nell’oblio. “Per anni centinaia di migliaia di persone si sono mosse sui binari qui sopra senza sapere nulla di cosa è accaduto qui sotto”. Ora il Memoriale non permette questa ignoranza. “La parola che è incisa all’inizio di questo luogo – indifferenza – indica qualcosa che anche adesso sopravvive. Là sopra occorre sapere cosa c’è qui sotto, perché ci riguarda”.