Oltremare
I guardiani dell’acqua

In un paese arido, in una zona del mondo arida, l’ultima cosa che ti immagini di incontrare è qualcuno che per mestiere fa, anche temporaneamente, il guardiano dell’acqua. Che a scriverlo sembra un personaggio minore degli Avengers, come minimo, con super poteri legati al tenere su ponti che stanno cedendo, o dighe che potrebbero esondare, o al salvataggio di sventurati colti di sorpresa da una inondazione. Trattasi invece di umanissimi dipendenti del ministero delle infrastrutture, o di un suo dipartimento, che in occasione di piogge intense vanno a presidiare i punti dove si prevede possano esserci allagamenti. Si appostano in auto, come i detective nei polizieschi americani, pronti a passarci anche la notte in automobile, pur di prendere il ladro o l’assassino o il truffatore. Un panino portato da casa, la radio accesa, sigarette non stop, e si aspetti quanto si deve aspettare. I nostri eroici guardiani delle acque idem. Tolto il distintivo, aggiunto un vago profumo di caffè turco tutto intorno al luogo dell’appostamento. Come lo so? L’ingresso al nostro moshav è stato genialmente costruito sulla parte bassa di un rigagnolo, secco per la maggior parte dell’anno, che però un paio di volte ogni inverno si riempie, diventa un torrentello impetuoso, e rende impossibile il passaggio delle normali automobili. E no, non c’è un’altra entrata, salvo buttarsi sulle strade sterrate che in caso di pioggia forte si trasformano in piscine di fango. Quindi non resta che salutare con gentilezza o perfino affetto i guardiani, che ogni volta che inizia a piovere compaiono per magia sulla strada che tutti facciamo già pensando al calduccio di casa, e portar loro un po’ di the caldo quando diventa chiaro che staranno lì per lunghe ore. Anche perché è bene che siano ben svegli e di buon umore quando c’è davvero bisogno di loro, e devono scendere dall’auto nella pioggia torrenziale e dividersi: uno di loro sale sul trattore con la pala per liberare la strada statale dal fango, e l’altro – quello che ha perso a briscola, chiaramente, dopo aver messo l’automobile con le luci dispiegate di traverso, mette sé stesso in mezzo alla strada per far rallentare i pochi, pochissimi automobilisti che hanno deciso, in mezzo al diluvio, di avventurarsi per strada. Ovviamente, tutto questo succede sempre di notte, vai a capire i cicli di pioggia e sereno. Resta da domandarsi perché mai l’entrata del moshav sia proprio in corrispondenza di quel rigagnolo, e perché nessuno, in ben 70 anni di frenetica attività agricola e tecnologica, abbia mai pensato di deviarlo.

Daniela Fubini

(7 febbraio 2022)