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Toscana, le storie dei “Giusti”
Non tutti, davanti alla persecuzione antiebraica che divampava, restarono indifferenti. Non i “Giusti tra le Nazioni”, protagonisti spesso silenziosi di azioni umanitarie in cui non esitarono a mettere a rischio la propria vita e quella dei propri cari. Una lista in continuo aggiornamento da parte dello Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme.
Alfredo De Girolamo, prolifico saggista che molti libri ha dedicato a Israele e al tema della Memoria, nel suo ultimo lavoro “Chi salva una vita”, edito dall’Assemblea legislativa toscana, ripercorre le storie dei 150 “Giusti” di cui il territorio può fregiarsi.
Storie molto diverse tra loro. Come diversi sono i profili delle e dei protagonisti di quest’opera meritoria che ci conduce in strade di città e provincia, alla scoperta di personaggi più o meno noti che agirono tutti, a prescindere dalle proprie origini e convinzioni, seguendo la massima del Talmud secondo la quale “chi salva una vita salva il mondo intero”. Pubblichiamo di seguito un brano dall’introduzione di Ugo Caffaz.
Non è facile parlare di persone “giuste” o di “campioni di altruismo”, come li chiama Alfredo De Girolamo, in un periodo tragico come quello che va dal 1943 al 1945. Gli italiani, e quindi anche i toscani, si possono dividere in tre categorie. I fedeli alla Repubblica Sociale e, quindi, collaboratori dei tedeschi che erano impegnati a catturare gli ebrei per poi deportarli sui carri bestiame e ucciderli nei campi di sterminio. I ”Giusti tra le Nazioni”, come li celebra Yad Vashem a Gerusalemme, che dettero un contributo essenziale per salvare più persone possibili dall’inferno che li attendeva: furono pochi ma tanti, considerando i rischi ai quali andavano incontro ed è per questo che ricordarli non solo è doveroso, ma anche educativo, per quanti ancora oggi non conoscono o non vogliono conoscere ciò che è avvenuto. Gli indifferenti o meglio coloro che facevano finta di non vedere voltandosi dall’altra parte che poi, dopo la fine della guerra, avrebbero detto che erano stati i tedeschi a rendersi responsabili di tutto, della guerra e dei milioni di morti mentre gli italiani non avevano nessuna responsabilità. Italiani brava gente!
Di questa maggioranza silenziosa avevano fatto parte anche coloro che avevano approfittato della situazione per interesse personale facendo i delatori con compenso in denaro o semplicemente prendendo il posto degli espulsi. Professionisti, industriali, persino venditori ambulanti ai quali fu ritirata la licenza. Si era arrivati con le Leggi razziali del ‘38 a impedire di allevare piccioni viaggiatori. E tutto questo andò ovviamente a favore degli italiani di “razza” pura. Il silenzio del dopoguerra fu assordante e ha, in qualche modo, reso complicato anche ricostruire i fatti di quei giorni terribili. I professori universitari in molti casi per essere reintegrati furono dichiarati sovrannumerari! Molti di coloro che aiutarono gli ebrei sono rimasti ignoti proprio perché non hanno mai rivendicato i loro meriti.
Lo stesso Gino Bartali, il grande campione di ciclismo, rispose alla telefonata di una giornalista, da me sollecitata, per farsi raccontare quale era stata la sua attività in favore dei perseguitati, che non c’era nessun merito e che lui aveva fatto ciò che si doveva fare e basta! Molti Giusti sono rimasti ignoti per tanto tempo e in molti casi lo saranno ancora perché sono scomparsi con il passare degli anni, anche se De Girolamo li trova con impegno, magari parlando con i familiari.
Giusti furono anche coloro che con un semplice gesto, “banale” in tempi normali, impedirono la cattura di esseri umani. Ci fu, di fatto, un’esaltazione del male parimenti a un’esaltazione del bene. Ma il dopoguerra meriterebbe un ragionamento più ampio. Sicuramente ci fu una scelta da parte degli americani per trovare anche a posteriori un alleato da schierare nella divisione del mondo. Gli italiani per avvalorare la tesi della loro estraneità alla attività criminale descritta. Gli ebrei per tentare di dimenticare tutto. Uno storico importante come Renzo De Felice sostenne la tesi dell’antisemitismo come una parentesi, così come una parentesi era stato il fascismo nella democrazia italiana. Come se nella storia esistessero le parentesi.
Grazie quindi davvero ad Alfredo De Girolamo per il lavoro che ha fatto e per quello che farà…
Ugo Caffaz