Il peso di amministrare
Nella parashà che leggeremo questo Shabbat, troviamo descritti in modo assai minuzioso gli abiti sacerdotali del Cohen gadol e degli altri cohanim.
Nell’abbigliamento del cohen gadol c’era l’efod e il “choshen ha mishpat – il pettorale della giustizia” che erano l’uno, una sorta di pettorale con bretelle e l’altra, una specie di tavola contenente dodici pietre preziose con su scritto il nome di ognuna delle Tribù.
All’interno, nascosto nel pettorale, vi erano gli “urim e i tummim”, che il Cohen gadol consultava su richiesta del re quando bisognava conoscere come ci si dovesse comportare nell’eventualità di una guerra: era un po’ come sottomettersi alla volontà divina, che veniva espressa attraverso l’interrogazione degli “urim e tummim”.
Il tutto veniva portato dal Cohen gadol sulle sue spalle, fino all’altezza del cuore, quando faceva ingresso nel qodesh – la parte interna del Tempio, dove l’accesso era permesso soltanto ai cohanim.
Il “choshen e l’efod” simboleggiavano il popolo di Israele che veniva tenuto in vista, le pietre; mentre la divinità, “urim e tummim “, era nascosta.
Il Cohen gadol portando tutto sulle sue spalle e sul suo cuore, simboleggiava la responsabilità che aveva nell’amministrare tutto il popolo.
Il Cohen gadol, il rav, la guida, devono essere in grado di sopportare il peso di amministrare nel modo corretto il popolo, assumendosi la responsabilità, davanti all’Eterno, del suo comportamento.
Il peso fa incurvare chi lo sostiene, allo stesso modo della responsabilità di chi governa un popolo o una comunità. Essere capi di un popolo o di una comunità, significa accettarne tutte le situazioni, sapendosi assumere i propri e gli altrui oneri portando avanti l’unico ideale, che è quello di mantenerlo unito e compatto.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna