Oltremare – Puntini

Sono settimane ormai, se non mesi, che vedo comparire articoli e interventi, post più o meno arrabbiati o cinici, sulla questione del segno schwa a fine parola. E mi accorgo solo oggi – ma in tempi Covid ogni ritardo è concesso e compreso, spero – che trattasi di un segno che ha avuto origine nella lingua che parlo ogni giorno, vivendo in Israele. Chi legge qualche volta i miei Oltremare sa che l’ebraico è uno dei miei temi, perché è qualcosa che è allo stesso tempo incredibilmente difficile, sorprendentemente logico, e comunque necessariamente quotidiano. Ora però, per quanto io parli l’ebraico tipico di chi lo ha acquisito e non lo ha per lingua madre, un ebraico magari povero ma che definirei attento, alle terminazioni, alle radici dei verbi e così via, e ancora abbastanza lontano da quello della strada, io tuttavia lo parlo senza avere la più minima consapevolezza della punteggiatura – quella sotto alle parole, non accanto. I cosiddetti “puntini”, che in realtà possono essere anche trattini. Una parte importantissima della mia lingua acquisita, per me (e per buona parte degli olim, credo) è del tutto sconosciuta. Studiati a scuola ebraica senza grande trasporto e poi in linea di massima tollerati o subiti all’ulpan una volta arrivati in Israele, i puntini sono i veri paria dell’ebraico moderno, essendo oggi oltre a tutto aboliti da ogni comunicazione, dai giornali alle email. E lo schwa essendo in origine quel segno con i due puntini uno sotto l’altro, a loro volta posizionati sotto alla lettera dopo la quale deve essere (poco, in questo caso) pronunciato, è il paria per eccellenza. Abbandonato lì, senza quasi essere un suono, e anzi indicando di norma l’assenza di un suono, il salto da fare fra due lettere per poi approdare ad una qualche vocale solo dopo la seconda, mi ha sempre fatto molta tenerezza, anche perché a differenza dai suoi colleghi a barretta è quasi sempre chiaro come usarlo. Resta il fatto che qui in Israele non so proprio come si potrebbe affrontare la questione schwa, che non può più essere sotto alla parola perché scomparirebbe. Oltre a tutto l’ebraico coniuga tutto il coniugabile con netta separazione fra maschile e femminile e quindi buona fortuna a tutti coloro che volessero ipotizzare di aggiungere una variante neutra ad una grammatica già complessa. Mi sentirei solo di fare un appello in nome dei prossimi olim: davvero, l’ebraico moderno è già abbastanza da solo, con tutte le stratificazioni bibliche e le aggiunte di Ben Yehuda. Aggiungere ulteriori terminazioni sarebbe pura cattiveria.

Daniela Fubini

(14 febbraio 2022)