La casa degli ebrei

Il rapporto di Amnesty su Israele è molto pirandelliano. Per non faticare attingo dalla Treccani: impossibilità di distinguere tra realtà, apparenza e finzione, quindi, spesso, angosciosamente ambiguo, intellettualistico, sconcertante, paradossale. Lo Stato ebraico viene accusato di essere criminale e crudele perché praticherebbe l’apartheid. Chi è crudele? Questa sarebbe una buona domanda se non fossi maggiorenne. Io anziché di apartheid, parlerei di bullismo, quale comportamento aggressivo ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi, che porta alla sofferenza psicologica e all’esclusione sociale. Sono d’accordo sul riferimento all’apartheid, vediamo però chi lo pratica. Si tratta di banali rapporti di forza, poi le giustificazioni si trovano, potrei fornirle anch’io. La discussione sulla violenza e la crudeltà mi va bene, va meno bene la totale incomunicabilità, perché rivela mancanza di empatia, uno dei pochi termini di nuovo uso che trovo infungibili. In un mondo ideale, si tratterebbe di porsi al posto dell’altro: ma non è una prospettiva irreale? A me i termini della contesa paiono semplici in modo disarmante. Una parte scrive nei suoi statuti che il suo paese è arabo ed è regolato dalla sharia e si comporta di conseguenza. L’altra invece deve seguire i parametri dettati dal resto del mondo. Bob Dylan, pure, è stato semplice: “La sorte gli è avversa e le sue probabilità sono poche. Che accetti di vivere con le regole che il mondo gli impone. Ha un cappio al collo e un fucile alla schiena. E il permesso di ucciderlo è concesso a qualsiasi maniaco. È il bullo del quartiere”. Solo i bambini, però, considerano che dalle discussioni si possa uscire ragionando: se ne esce coi rapporti di forza. È triste, certo, ma così è, se non altro perché non è complicato individuare la parte debole, visto che, per Dylan, Israele deve vivere con le regole che il mondo gli impone. Da ultimo: questo accumulo di dati è un tòpos tecnico (Treccani ancora: “luogo comune, motivo ricorrente, in un’opera, nella tematica di un autore o di un’epoca”). Ora, se la ragione è una mera sovrastruttura dei rapporti di forza, e questo accade anche nella vita quotidiana, sono sensato o insensato quando propongo dei ragionamenti? A bordo campo incombono i tifosi, e se gli ebrei non hanno una casa riconosciuta come loro (ius utendi fruendi et abutendi) finisce che giocano sempre in trasferta. Qual è la casa degli ebrei?

Emanuele Calò, giurista

(15 febbraio 2022)