Ester, regina del ghetto

L’emblematico dipinto “Ester al cospetto di Assuero” di Sebastiano Ricci apre la mostra Oltre il ghetto. Dentro e Fuori del Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara. La figura della regina che salvò il popolo ebraico è uno degli elementi chiave dell’intera esposizione. La sua storia, basata su mascheramenti e ribaltamenti della sorte, era diventata uno dei punti di riferimento nella vita angusta dei ghetti tra Cinquecento e Seicento, rispecchiando in parte la condizione degli ebrei nella diaspora, in bilico tra l’integrazione e il connesso pericolo dell’assimilazione. Proprio a cavallo di quei secoli a Ester furono dedicate drammi teatrali: il primo, scritto a Venezia da Solomon ben Abraham Usque. Un’opera da cui trarrà ispirazione settant’anni dopo il rabbino Leone da Modena che nel 1619 pubblica il suo “L’Ester, tragedia tratta dalla Sacra Scrittura”. Proprio a questo lavoro di Leone da Modena, a chiudere simbolicamente il cerchio, si ispira lo spettacolo promosso dal Meis “Qinà Shemor. Ester, la regina del ghetto” che andrà in scena in anteprima questa sera al Teatro Comunale di Ferrara per la regia di Horacio Czertok e Marco Luciano.
“Uno spettacolo originale ispirato a Leone da Modena, una delle più interessanti figure di intellettuali e rabbini protagonista della vita ebraica a Venezia a cavallo tra ‘500 e ‘600” spiega il direttore del Meis, rav Amedeo Spagnoletto, che aggiunge: “L’anteprima assoluta del 17 febbraio è uno dei più avvincenti percorsi culturali che ampliano l’orizzonte già esteso della mostra dedicata al tema dell’inclusione e l’esclusione, dell’identità e della convivenza, per continuare a stimolare domande, riflessioni e dialogo”.
L’innesco narrativo dello spettacolo firmato da Czertok e Luciano è un Leone da Modena intento a preparare delle scene da presentare durante la cena di Purim, festività legata tutta la vicenda della regina Ester. “Nel redigere l’opera Leone compie due scelte. – la riflessione di Czertok – Una è modificare lo scarto temporale tra la narrazione biblica del Libro di Ester e la sua opera: la rivelazione ad Assuero circa il complotto per ucciderlo da parte dei suoi camerieri personali, di cui viene a conoscenza Mardocheo. Nella Bibbia tra questo episodio e il tempo di Ester passano diversi anni. Leone invece fa succedere tutto quasi simultaneamente. Partendo da questa prima licenza poetica, a cui Leone aggiunge l’importante presenza dei bambini, che carica emotivamente la storia, abbiamo iniziato a immaginare la nostra interpretazione originale. Vorremmo valorizzare – conclude il regista – quelle che crediamo siano state le reali intenzioni di Leone: creare una tragedia con toni più realistici e legati al suo momento storico, per metterla in dialogo con il presente”.

(Nell’immagine, un momento dello spettacolo Qinà Shemor – Foto di Daniele Mantovani)