Fondi Ue legati a Stato di diritto, colpo a Polonia e Ungheria
La Corte europea di Giustizia ha respinto ieri il ricorso presentato dai governi di Ungheria e Polonia contro il regolamento Ue che condiziona gli stanziamenti comunitari al rispetto dello Stato di diritto. Una bocciatura che avrà ricadute significative su Varsavia e Budapest, raccontano oggi Sole 24 Ore e Stampa. I due paesi sono da tempo sotto osservazione per leggi che reprimono la libertà di stampa, l’indipendenza della magistratura, contro la comunità Lgbt, sottolinea il Sole 24 Ore. E ora i vertici Ue hanno uno strumento di pressione concreto per far cambiare loro rotta: chiudere il rubinetto dei trasferimenti. “Ci aspettiamo che la Commissione applichi subito il meccanismo di condizionalità, che per noi non è negoziabile” la richiesta della presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola. Ma, scrive la Stampa, la Commissione Ue è intenzionato a prendere tempo e trattare con Ungheria e soprattutto Polonia, che intanto contestano la sentenza della Corte, definita “politica” (Repubblica).
Ue, insulto in aula. La vicenda legata a Ungheria e Polonia ha scaldato gli animi al Parlamento Ue, dove l’eurodeputato bulgaro Angel Dzhambazki (Conservatori – il gruppo di Fratelli di Italia) ha insultato il collega italiano Sandro Gozi e ha poi lasciato l’emiciclo facendo il saluto romano e gridando “lunga vita all’Europa delle nazioni”. “I simboli fascisti sono inaccettabili in quest’Aula” ha stigmatizzato l’episodio la vicepresidente del Parlamento, Pina Picierno, che ha chiesto provvedimenti disciplinari (Repubblica).
La Scala non va in Egitto per Regeni. Il Teatro alla Scala di Milano ha rinunciato a una tournée in Egitto, Kuwait e Dubai. A spingere verso questa decisione, scrivono Stampa e Repubblica, l’opposizione dei lavoratori: “È inopportuno suonare nel Paese che non dice la verità sulla morte di Giulio Regeni”, dichiara Francesco Lattuada, delegato della Slc Cgil nell’orchestra della Scala. Il teatro non ha confermato la motivazione politica e ha dichiarato che la tournée è saltata per “diversi motivi”. I genitori di Regeni hanno ringraziato “ogni singolo lavoratore della Scala per questa scelta di responsabilità culturale, morale e politica. Vorremmo – le loro parole – che tutti i rappresentanti politici italiani ed europei, gli artisti, gli imprenditori e i turisti seguissero il loro esempio lodevole”.
Firenze ricorda Nathan Cassuto. È stato rabbino capo di Firenze nel periodo buio dell’occupazione nazifascista, prodigandosi per salvare gli ebrei perseguitati a rischio della propria vita. Ora la città ricorda Nathan Cassuto con pietra d’inciampo a lui dedicata davanti al civico 2 di via de’ Pucci. “La memoria della sua luminosa figura non appartiene soltanto alla comunità ebraica ma a quella di tutta la città e dell’Italia”, le parole de presidente della Comunità ebraica fiorentina Enrico Fink (Repubblica Firenze).
Crisi ucraina. Le tensioni sull’Ucraina si sono nuovamente inasprite, quando i funzionari occidentali hanno accusato la Russia di mentire sul fatto che avesse davvero iniziato a ritirare le truppe dal confine ucraino, racconta il New York Times. Un funzionario americano, scrive il quotidiano, “ha accusato direttamente la Russia di mentire, dicendo che c’erano nuove prove che si stava mobilitando per la guerra”. Il rischio di invasione rimane alto quindi con il presidente Putin, scrive Avvenire, che deve fare i conti con una situazione interna complicata da povertà, Covid e segnata da diritti umani negati.
L’Iran e l’ultimatum francese. Teheran ha pochi giorni di tempo per accettare un accordo sul suo programma nucleare, altrimenti si rischia “una grave crisi”. L’avvertimento è del ministro degli Esteri francese JeanYves Le Drian, scrive il Sole 24 Ore. “Più si va avanti, più l’Iran accelera le sue procedure nucleari e meno c’è interesse delle parti a raggiungere l’accordo Jcpoa”, ha detto Le Drian, riferendosi al possibile rientro degli americani nell’accordo. I negoziati sono in corso a Vienna e Israele si è sempre detta contraria a un’intesa.
Tangenti all’Isis. Ericsson avrebbe pagato “tangenti a uomini dello Stato Islamico per ottenere accessi alternativi all’Iraq e far passare merci in zone controllate dai jihadisti pur di aggirare la dogana”. Lo scrive oggi Repubblica, raccontando il caso in cui è coinvolto il gigante svedese delle telecomunicazioni. “Sì, ci sono state gravi violazioni del nostro codice etico”, ha ammesso l’amministratore delegato Borje Ekholm. “Però nessuno dei nostri dipendenti è risultato direttamente coinvolto nel finanziamento di organizzazioni terroristiche, anche se abbiamo licenziato diverse persone coinvolte nella vicenda. Né siamo riusciti a stabilire in quali mani sia effettivamente finito il denaro”.
Settimana della libertà. Prosegue il calendario di iniziative promosso dalla Tavola valdese in ricordo dell’Emancipazione concessa il 17 febbraio 1848 da Carlo Alberto. A Torino, ricorda Avvenire, le iniziative sono promosse assieme alla Comunità ebraica sotto il titolo “17 febbraio 29 marzo, valdesi ed ebrei. Libertà e/ è responsabilità”.
Sheikh Jarrah. Ancora tensioni nel quartiere di Gerusalemme Est legate alla vicenda degli sfratti disposti per alcune famiglie palestinesi. A segnalarlo il quotidiano La Ragione. “Secondo le fonti della polizia israeliana, stavolta si è proceduto a un ordine di sgombero reso esecutivo dopo vari tentativi di rilascio consensuale. Lo sfratto riguarderebbe edifici ritenuti abusivi, costruiti su un terreno di Gerusalemme Est – scrive La Ragione – destinato a una scuola per bambini con disabilità”.
Daniel Reichel