Ottimismo svanito

Torna a farsi alta, anzi altissima, la tensione al confine tra Russia e Ucraina. “Il cauto ottimismo che si respirava qualche giorno fa dopo le prime aperture moscovite al dialogo è già svanito”, spiega Repubblica. L’unica de-escalation, scrive il Corriere riferendosi ai circa 500 episodi registrati nelle scorse ore, “è quella dei poveracci che devono correre giù dalle scale e nascondersi in cantina”. Diplomazie mobilitate, con l’Italia che sta provando a ritagliarsi un ruolo da protagonista. “È importante sperare e apprezzare la vita, sempre. Perché la pace è preziosa” il monito di Edith Bruck dal palco della manifestazione organizzata ieri a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. Su Internazionale un intervento dello storico israeliano Yuval Noah Harari, che ricorda l’importanza della posta in gioco: “Quando l’Unione Sovietica è crollata, la storia avrebbe dovuto spingere nuovamente gli ucraini verso il sentiero della tirannia: cos’altro conoscevano, in fondo? Ma gli ucraini hanno deciso di fare altro: hanno creato una democrazia”.

“Leader e vertici, l’ossessione del dna”. È il tema di un articolo del Corriere in cui si racconta, tra gli altri, il seguente aneddoto: “Nel febbraio 1999 il Mossad si sarebbe impossessato delle urine del leader siriano Hafez Assad durante i funerali di re Hussein in Giordania, mossa per capirne lo stato di salute in vista di possibili negoziati. Poteva Israele scommettere su un uomo malato?”. Una vicenda ritenuta da alcuni una leggenda metropolitana ma che “ha lasciato il segno”.

Il Venerdì incontra Tzeky Benmayor, un ebreo di Salonicco che insegna il giudeo spagnolo all’università. “Il custode delle chiavi di una città che non c’è più”, si sottolinea facendo riferimento alla devastazione subita dalla comunità ebraica al tempo della Shoah e delle persecuzioni.

“Il substrato culturale è più ebraico che napoletano. Ma i media fanno finta di niente assecondando il gioco della casa editrice”. Così The Post Internazionale a proposito dei libri di Elena Ferrante, pseudonimo dietro cui si celerebbe il profilo della germanista Anita Raja.

In uscita con Bompiani un libro dello scrittore Piero Trellini sul caso Dreyfus. Spiega l’autore al Venerdì: “Ho frugato per anni in atti processuali, giornali, diari, memorie, epistolari. Da punti di vista inconsueti, i fatti sono riportati in forma narrativa, senza però inventare nulla. Ho provato a recuperare informazioni che si sono perse”.

Concita De Gregorio (>Repubblica) riporta le sue impressioni dalla trasposizione teatrale di M, il figlio del secolo: “Un uomo qualunque, pensi. Mussolini — l’uomo — poteva essere chiunque, un tipo scarso, senza particolati doti, capitato li quando doveva. Questo sì, a guardarsi attorno oggi, fa paura”.

Un giornalista di Le Monde si è infiltrato tra i sostenitori di Zemmour, scoprendo che in una occasione si è persino cantato l’inno della Wehrmacht. Ne parla Il Fatto Quotidiano.

Corrado Augias (Il Venerdì) recensisce Come foglie al vento, l’ultimo libro di Riccardo Calimani. Un testo in cui, si legge, “una toccante dimensione privata si fonde con il corso degli eventi toccando l’alto diapason della tragedia”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(18 dicembre 2022)