Il Tempio piccolo di Torino,
cinquant’anni di vita ebraica

Ho il piacere di porgere il più caloroso benvenuto e ringraziamento della Comunità di Torino e della Scuola Rabbinica Margulies-Disegni agli illustri relatori di questo pomeriggio di studio in occasione dei 50 anni (per la verità 51, ma la pandemia non ci ha consentito un evento nello scorso anno) dall’inaugurazione del Tempio Piccolo di Torino e a tutti i partecipanti in questa sala e collegati da remoto da diverse città.
La realizzazione di questo splendido Beth ha-Keneseth negli ambienti ipogei dell’edificio che ospita la grande Sinagoga e la Comunità, un tempo dedicati al forno per la cottura del pane azzimo per la festività di Pesach, ha rappresentato, a partire dalla sua inaugurazione nel dicembre 1970, una svolta radicale per gli Ebrei torinesi.
Il nuovo Tempio, realizzato con grande maestria e originalità dall’Ing. Giorgio Olivetti, è ispirato infatti a un ritorno ai canoni più aderenti alla tradizione ebraica, che prevede la collocazione della Tevah al centro del Beth haKeneseth, in modo che i fedeli raccolti intorno a essa siano più partecipi e coinvolti nella funzione religiosa. 
Un’impostazione di architettura sinagogale che ritroviamo in molte delle splendide Sinagoghe piemontesi dell’epoca pre-emancipazione, quasi invisibili all’esterno e riccamente decorate all’interno, pervase da un senso di grande intimità e raccoglimento, con i membri della Comunità disposti sui loro banchi ad abbracciare, in un certo senso, la Tevah.
Un’impostazione che, viceversa, verrà completamente stravolta nelle grandiose e appariscenti Sinagoghe post-emancipazione, che gli Ebrei della seconda metà dell’Ottocento e della prima metà del Novecento edificheranno, con l’intento di riaffermare, dopo l’uscita dai ghetti, l’orgoglio per la conquista dell’eguaglianza con i cittadini appartenenti alla confessione maggioritaria e il desiderio di manifestarlo con la maggiore visibilità possibile, replicando anche uno schema mutuato da tradizioni religiose non ebraiche, con la Tevah collocata davanti ai banchi dei fedeli e l’Ufficiante di spalle ai medesimi. 
Ma il “Tempio piccolo” di Torino, divenuto fin da subito il punto di riferimento della Comunità (che ormai utilizza il “Tempio grande” unicamente nelle principali festività del calendario), è concepito in realtà con una configurazione unica nel suo genere, con i banchi moderni a pianta ottagonale digradanti verso il centro, dove è collocata la Tevah in fronte all’Aron haKodesh, entrambi gioielli dell’arte barocca provenienti dalla Sinagoga abbandonata di Chieri, che paiono rinati per dialogare in maniera ottimale con l’ambiente circostante, avvolto dai mattoni a vista delle pareti e del soffitto.
Il Convegno odierno si svilupperà su due sessioni, la prima dedicata ad approfondimenti sugli aspetti architettonico-artistici del Tempio, con l’intervento di architetti e di esperti di beni culturali ebraici, la seconda, preceduta da un intervento che ricorderà le circostanze che hanno portato a realizzare questo progetto, incentrata sul tema della tefillah e del Beth ha-Keneseth, con l’intervento di autorevoli Rabbanim e studiosi, ai quali rinnovo il più sentito ringraziamento. 

Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino