Virginia Gattegno (1923-2022)

“Camminavo sulla spiaggia del Lido e riflettevo. Ripensavo. Guardavo le impronte che avevo lasciato: sì, io ero stata ad Auschwitz. Tra il mare e la sabbia, presi la mia decisione”. Virginia Gattegno descriverà con queste parole la sua scelta di testimoniare, maturata durante una giornata di metà Anni Ottanta. Essendo una insegnante si rivolse per prima ai suoi alunni, per dire loro “chi ero, e come avevo passato una parte della mia giovinezza nella paura di essere me stessa, di essere ebrea, e che qualcuno ci facesse del male”. E poi, ancora, per esprimere il suo dolore “per aver perduto quasi tutti quelli che amavo”.
Un ricordo affidato anche ad un libro, Per chi splende questo lume, scritto insieme a Matteo Corradini e uscito con Rizzoli appena poche settimane fa. La storia di una vita, anche oltre Auschwitz e l’orrore di quel periodo, che per Gattegno si è conclusa nelle scorse ore all’età di 98 anni. Nata a Roma nel 1923, figlia di Shalom Carlo Gattegno e Marcella Luzzatto, fu arrestata a Rodi (dove la famiglia si era trasferita nel 1936) e da lì deportata in campo di sterminio. Viveva da molti anni ormai nella casa di riposo ebraica di Venezia ed era discendente diretta di Samuel David Luzzatto, l’illustre ebraista ottocentesco noto con l’acronimo Shadal. Nel suo nome le iniziative organizzate da istituzioni e Comunità ebraica lagunare per lo scorso Giorno della Memoria (come il reading “Tra il mare e la sabbia. La vita di Virginia Gattegno” proposto durante la cerimonia cittadina tenutasi al Teatro La Fenice).
Commozione in tutta l’Italia ebraica per la scomparsa di una delle ultime Testimoni della Shoah ancora in vita. Una donna straordinaria e indimenticabile anche per la profonda umanità che emanava in ogni suo gesto. Così Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Cdec: “Virginia ha raccontato la sua storia a molti di noi sia nella testimonianza che ha voluto regalare al Cdec per il film Memoria, sia in innumerevoli incontri con le scuole e con il pubblico. Ci mancheranno il suo sguardo sereno e ottimista, e il suo sorriso ironico”. Senza la voce di Gattegno, la Comunità ebraica di Venezia ha sottolineato di essere “più sola”. “Poche settimane fa l’avevamo celebrata con uno spettacolo tratto dalla sua vita in occasione del Giorno della Memoria al teatro la Fenice. In questo momento così triste, la Comunità ebraica di Venezia si stringe attorno ai familiari di Virginia”.
Sia il suo ricordo di benedizione.

(Nell’immagine: Virginia Gattegno, nel 2017, durante la presentazione del suo libro Pensieri nella vecchiaia)