L’eredità del processo Eichmann
Il processo al gerarca nazista Adolf Eichmann ha avuto un ruolo dirompente per la storia d’Israele, per la consapevolezza a livello nazionale e internazionale della Shoah, così come per lo sviluppo del processo penale in Occidente. Sulla scia di quello storico procedimento, ad esempio, il ruolo delle vittime e il loro diritto ad essere ascoltate ha ottenuto un graduale riconoscimento. Un esempio è la presenza alla Corte penale internazionale di un ufficio dedicato proprio all’assistenza delle vittime dei crimini perseguiti.
I riflessi del processo Eichmann sul presente sono dunque articolati e complessi e oggetto di continue riflessioni e analisi, come hanno spiegato i relatori dell’incontro “Vittime, genocidio e giustizia penale: l’eredità del processo Eichmann”. Un’iniziativa organizzata da UnitelmaSapienza in occasione del Festival della Giustizia Penale con una tavola rotonda a cui hanno preso parte la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, lo storico Marcello Flores, i giuristi Stefano Anastasia, Luca Luparia e Vincenzo Mongillo, moderati dalla giornalista Nathania Zevi.
Ad aprire il dialogo a più voci, la proiezione del docu-film “Rimango in piedi”, dedicato al noto processo celebrato in Israele nel 1961. La pellicola, ha spiegato la sua ideatrice, l’avvocata penalista del Foro di Milano Chiara Padovani, vuole sottolineare l’importanza del procedimento penale organizzato a Gerusalemme per il richiamato ruolo delle vittime. “È il primo a dare voce alle vittime superstiti, a far diventare il tribunale un punto di ascolto”. In particolare, nel docufilm la scelta è stata quella di richiamare le deposizione delle sopravvissute alla Shoah. “Meno conosciute al pubblico, eppure di straordinaria importanza per la ricostruzione storico-giuridica sia delle responsabilità penali di Adolf Eichmann, sia del sistema elaborato ed utilizzato dal Terzo Reich per reificare ed annientare la femminilità e la maternità delle donne ebree”. Le loro voci sono fondamentali, ha evidenziato Padovani, per comprendere il sistema di distruzione della Shoah. Tra queste, la presidente Di Segni ha voluto ricordare quella di Virginia Gattegno, sopravvissuta ad Auschwitz e scomparsa di recente a Venezia. Un ricordo che è proseguito poi con una riflessione sul ruolo della Memoria, del rispetto delle vittime e del diritto, con un richiamo all’importanza per Israele del processo Eichmann. “Quel momento fu un momento di condivisione nazionale del vissuto dei sopravvissuti ai lager, fino a quel momento considerati un peso per una società impegnata a costruire lo Stato”, ha sottolineato Di Segni. L’audizione dei testimoni divenne, nelle parole dello storico Marcello Flores, l’occasione per far rientrare “nelle vicende statuali e memoriali d’Israele l’elemento della Shoah, fino a quel momento in parte rimosso”. Peraltro proprio di recente è scomparso uno dei suoi simboli, Gabriel Bach, il pubblico ministero che si occupò dell’accusa.