Tullia, una ispirazione costante
Siamo stati accolti in questa sala, a tutti noi tanto cara, dalle note del Niggun per Tullia Zevi, composto dal M° Riccardo Joshua Moretti ed eseguito in prima assoluta, in occasione del centesimo anniversario della nascita, il 3 febbraio 2019 alla presenza del Presidente della Repubblica.
È per me sinceramente un privilegio poter aprire la manifestazione dedicata alla presentazione del numero speciale della Rassegna Mensile di Israel in ricordo di Tullia Zevi z.l. nella sede del Centro Bibliografico a lei intitolato. Centro da alcuni mesi affidato dall’UCEI alle cure della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia, che ho l’onore di presiedere, con il compito di provvedere alla conservazione ottimale, al restauro e alla digitalizzazione dei preziosi volumi qui custoditi e a un rilancio delle attività di studio, di ricerca, convegnistiche e seminariali in questo straordinario polo culturale.
Non poteva darsi un’occasione migliore per inaugurare questo nuovo corso, che auspichiamo possa essere foriero di significativi risultati, che riflettere insieme, stimolati dagli interventi degli autorevoli relatori, sul fondamentale lascito civile e culturale di Tullia Zevi, che ha rappresentato una autentica pietra miliare per l’ebraismo italiano e per l’intera società del nostro Paese nel Novecento, e per affrontare tematiche di notevole interesse oggetto di alcuni dei pregevoli saggi pubblicati nel volume a lei dedicato.
Desidero innanzitutto rivolgere un affettuoso saluto ai figli Adachiara e Luca e a tutti i componenti della famiglia che sono qui con noi questa sera, così come alla Presidente dell’UCEI Noemi Di Segni, alla Presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, all’Assessore alla Cultura del Comune di Roma Miguel Gotor e a tutti i tanti amici presenti in questa sala e a quelli numerosissimi che ci stanno seguendo da ogni parte d’Italia nella diretta streaming in corso.
Tullia Zevi è stata una figura poliedrica che ha attraversato da protagonista il XX secolo: arpista, giornalista cosmopolita, politico, Presidente dell’Unione delle Comunità per quindici fatidici anni e molto altro ancora.
Donna di straordinaria signorilità ed eleganza, rispettata e ammirata in tutte le sedi, dotata di squisita cortesia e grande equilibrio, capace di smussare gli angoli e di dirimere questioni delicate e complesse, ma al tempo stesso ferma nella strenua difesa dei principi basilari e irrinunciabili nei quali credeva.
Mi è sempre rimasto in mente l’appellativo con la quale l’allora Presidente del Consiglio Europeo dei Servizi Comunitari Ebraici, lo svedese Fritz Hollander, nel corso di un’Assemblea dell’ente nei primi anni ’80, alla quale partecipai insieme a Lei, la definì nel momento di darle la parola: “la grande dame du Judaisme italien”.
Davvero una grande signora, con la quale io ho avuto il privilegio di collaborare, e che per me è stata un altissimo punto di riferimento, per oltre dieci anni dalla fine degli anni 70, quando entrai giovanissimo, appena uscito dalla entusiasmante esperienza nella FGEI, nel Consiglio dell’Unione, agli inizi degli anni 90, in una stagione di avvenimenti che hanno segnato la storia dell’Ebraismo italiano, dalla stipula dell’Intesa con lo Stato italiano alla creazione della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici, di poco preceduta da quella del Centro Bibliografico.
Consentitemi di spendere qualche parola su queste due importanti realtà.
L’idea di un luogo nel quale poter assicurare la conservazione di documenti storici, archivi e biblioteche, in particolare di piccole Comunità a rischio di sparizione, per salvaguardare la storia bimillenaria e la stessa identità degli Ebrei italiani, fu un’intuizione assolutamente originale, strenuamente perseguita da Tullia Zevi, che identificò il luogo fisico adatto in questo stabile a pochi passi dalla sede dell’Unione, impreziosito dall’opera richiesta, e subito ottenuta con entusiasmo, dal suo grande amico Lele Luzzati, con la splendida decorazione del soffitto della Sala Conferenze, in cui oggi ci troviamo.
La creazione della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici nel 1986 fu il secondo tassello da Lei voluto di questa configurazione degli strumenti indispensabili per promuovere – come recita lo Statuto – “la conservazione, il restauro, la valorizzazione del patrimonio storico-artistico ebraico in Italia, ivi compreso indicativamente ogni bene di interesse culturale, religioso, archeologico, bibliografico ebraico, gli studi e le ricerche in merito, diffonderne la conoscenza (anche a mezzo di pubblicazioni, convegni, seminari ecc.) in Italia e all’estero”.
Uno strumento, la Fondazione, da Lei personalmente presieduta nei primi anni di attività e poi sempre seguita con estrema attenzione, dotato delle caratteristiche per poter intervenire con grande agilità e professionalità nei vari campi di attività ad essa affidati, nonché per mobilitare risorse economiche da Enti pubblici, Fondazioni e imprese e per ottenere donazioni da privati, grazie alla deducibilità fiscale riconosciuta alle medesime.
Un disegno strategico lungimirante e di ampio respiro, assolutamente innovativo, che ha profondamente ispirato tutti coloro che ne hanno raccolto il testimone lungo l’arco di tre decenni, nella convinzione – come Tullia Zevi amava ripetere – che “è sulla memoria artistica, culturale e storica che una identità si mantiene viva”.
Dario Disegni, Presidente della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia
(L’intervento è stato tenuto in occasione della presentazione del volume della Rassegna Mensile di Israel curato da Emanuele Ascarelli e Myriam Silvera e interamente dedicato al ricordo di Tullia Zevi)
(23 febbraio 2022)