Un’ondata musicale a Birkenau
Nel 1938 la scrittrice, giornalista, cantautrice e artista ebrea polacca Sonia Landau (nell’immagine in basso) intraprese gli studi di giurisprudenza presso l’Università di Varsavia, interrotti nel settembre 1939 a seguito dell’occupazione tedesca della Polonia; tornò nella sua città natale Łódź ma nel 1941 con la sua famiglia si spostò nuovamente a Varsavia. Trasferita presso il Ghetto, lo lasciò clandestinamente con la madre il 26 agosto 1942 riparando presso la cosiddetta parte ariana della città; partecipò alla Resistenza polacca falsificando carte d’identità e documenti per ebrei in clandestinità e disertori tedeschi.
Il 21 giugno 1943 fu arrestata e interrogata presso il quartier generale della Gestapo in Szucha Avenue, nascose la propria ebraicità dichiarando di chiamarsi Krystyna Żywulska; fu trasferita presso la prigione di Pawiak e nell’agosto 1943 a Birkenau come prigioniera politica, creò testi poetici che i suoi compagni di prigionia memorizzavano e diffondevano nel Lager.
Sono pervenuti 32 testi completi prestati all’adattamento musicale e canti che si diffusero anche ad Auschwitz I Stammlager in numerose varianti o con titoli alternativi, da citare Wymarsz przez brame e Apel; quest’ultimo canto piacque alla sorvegliante Wala Konopska la quale, risalita all’autrice, provvide nel febbraio 1944 a trasferirla presso il più confortevole settore B2G Kanada.
L’8 settembre 1944, in occasione dell’onomastico della Kapo del Block, la Żywulska creò il poema Wiązanka z Effektenkammer su 54 frammenti di canti popolari polacchi, ognuno di essi citato all’inizio di ogni stanza del poema, dattilografato su pagine decorate con disegni a colori dalla compagna di prigionia Zofia Bratro; il poema fu eseguito dalla Żywulska e altre deportate.
A fine 1944 scrisse l’inno Marsz o Wolnosci (su Moskva Mayskaya di Dmitry e Daniel Pokrass) cantato il 18 gennaio 1945 dai deportati polacchi durante la liquidazione del Lager; fuggì durante la Marcia della Morte, dopo la Guerra lavorò come scrittrice di satira e autrice di testi di canzoni, nel 1970 si trasferì a Düsseldorf, morì di leucemia nel 1992.
Durante la guerra sovietico-polacca (1919-1921) Jadwiga Leszczyńska lavorò a Varsavia come infermiera in un ospedale da campo della Croce Bianca polacca; nel 1941 la Leszczyńska entrò nella Armia Krajowa con lo pseudonimo di Magda, il 2 luglio 1942 fu arrestata dalla Gestapo presso Cracovia, trasferita presso la prigione di Montelupich e nel settembre 1942 a Birkenau.
Nel Lager si ammalò di tifo e malaria, nel 1944 scrisse Frauenlager sul canto popolare russo Sten’ka Razin; trasferita a Ravensbrück e in seguito presso un Campo di lavori forzati in una fabbrica di seta artificiale a Berlino, il 26 febbraio 1945 fuggì approfittando della confusione dopo il bombardamento aereo da parte delle truppe Alleate.
Nuovamente arrestata e trasferita con altri prigionieri a sud di Berlino, fuggì durante un attacco delle truppe sovietiche e riuscì a guadagnare la frontiera orientale; il 7 maggio 1945 giunse a Cracovia.
Sino a maggio 1943 i bambini nati a Birkenau venivano annegati in una botte piena d’acqua e i loro cadaveri accatastati di fronte ai dormitori per essere dati in pasto ai ratti sotto gli occhi delle loro madri; l’ostetrica polacca Stanisława Leszczyńska, arrivata a Birkenau, salvò 3.000 bambini da morte sicura, persino il famigerato Mengele temeva il suo sguardo e, da quando lei arrivò nel Lager, non un solo bambino o una sola partoriente trovarono la morte.
Profondamente cattolica, Stanisława battezzava i bambini appena nati ma, qualora le circostanze rendessero impossibile il battesimo, cantava; un’ondata musicale travolse i Block di Birkenau, alla sua morte nel 1974 i familiari di Stanisława posero una corda della sua chitarra nella bara.
Storie di donne profondamente connesse a musiche create all’ombra dei Lager; la musica non era uno sforzo per i deportati ma il premio che essi stessi si attribuivano per il proprio coraggio e che condividevano con i loro compagni di prigionia e deportazione.
Donne che nella più devastante delle desolazioni desiderarono un mondo migliore, pensarono bene di forgiarlo impastandolo con l’argilla del materiale sonoro; apparentemente piccoli e insignificanti atti dell’intelletto, in realtà la Storia degli uomini avrebbe preso da quel momento in poi un altro corso.
Quanto è antico il nostro futuro…
Francesco Lotoro
(23 febbraio 2022)