Evola e l’antisemitismo
Julius Evola è stato autore di numerose opere che esprimono bene il suo pensiero filosofico ed allo stesso tempo politico. I suoi scritti, tipici degli anni in cui vengono maturati, sono il frutto della sua esperienza storica e politica e riflettono attentamente un pensiero complesso che si va evolvendo nei diversi anni della sua vita. Evola è sinonimo di tradizione, che si coniuga con la dicotomia di spiritualità e materialità, dell’essere sul divenire, della qualità sulla quantità, della fermezza sugli empiti irrazionali e si traduce in una società in cui ciascuno assume la funzione che è più conforme alla sua natura.
La modernità per Evola è sinonimo di caos e disgregazione; proprio per questo motivo è necessario contrastarla, poiché è causa della degenerazione dei mali assoluti in cui versa l’Occidente, richiudendosi nel tradizionalismo e nella trascendenza vissuta.
La forte avversione alla modernità indica pertanto il dovere di lottare contro gli ebrei: nell’introduzione a I protocolli dei Savi Anziani di Sion, datata settembre 1937, si leggono le dichiarazioni aberranti del filosofo contro l’azione distruttrice che l’ebraismo ha esercitato nei diversi ambiti: nella scienza, nell’arte, nell’ambiente culturale e allo stesso tempo filosofico. In breve, si lancia una dura accusa al mondo e al modello ebraico in quanto considerati mali assoluti, o meglio colpevoli di degenerazione.
Evola lancia un duro atto di accusa nei confronti di Einstein in quanto ha elaborato la teoria della relatività; poi passa ad esaminare il ruolo di alcuni musicisti come Debussy, Schonberg e Mahler, principali esponenti di una musica della decadenza, così come viene lanciato un duro atto di accusa nei confronti del dadaismo, definita arte decadente, e ricordato il ruolo di alcuni ebrei come Reinhach ed altri esponenti della scuola sociologica a cui è propria una degradante interpretazione delle antiche religioni. Nel leggere l’introduzione ai Protocolli si capisce la volontà del filosofo d’introdurre la tematica razziale in Italia; del resto le leggi razziali saranno varate dal governo fascista un anno più tardi, nel 1938, mentre l’introduzione risulta essere datata 1937. Un’altra opera che deve essere analizzata attentamente se si vuole capire l’avversione del filosofo al mondo ebraico è Tre aspetti del problema ebraico. L’autore definisce l’ebraismo come un problema che deve essere affrontato sotto diverse prospettive: nel mondo spirituale, culturale e socioeconomico. Per quanto concerne il primo aspetto, Evola ricorda che in Italia il problema ebraico non è particolarmente sentito, a differenza della Germania hitleriana, dove sono stati vietati sia il matrimonio tra “razze” diverse che la convivenza tra ebrei ed ariani con apposite leggi. Evola comincia la sua analisi partendo dal concetto di razza semitica che si è diffusa dal bacino mediterraneo, dall’Asia minore fino all’Arabia. Ai semiti sì contrappongono gli ariani, aventi simboli solari che rappresentano la forza e allo stesso tempo la purezza; l’ariano conserva in sé il mito della gerarchia.
Joel Terracina
(Questo brano è tratto da “Il pensiero di Julius Evola e l’antisemitismo”, il nuovo approfondimento curato da Joel Terracina per l’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici)
(24 febbraio 2022)