Le dittature del’900 e la scienza
Lo sviluppo della scienza che ha portato alla conseguente evoluzione della tecnologia in tanti campi tecnico scientifici, di cui noi oggi godiamo i benefici, avvenne principalmente tra la fine dell’ ‘800 e gli inizi del’900. Non che prima non ci siano stati progressi, ma sono stati più lenti e soprattutto sporadici. Prima di Galileo, a cavallo tra il ‘500 e il ‘600, la scienza era sopratutto “magia” e “ “filosofia”. Galileo fu il primo ad adottare una metodologia che possiamo definire “moderna”. Ma il suo metodo impiegò secoli a diffondersi. Tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’ ‘800 troviamo i primi progressi verso traguardi validi ancora oggi: l’ “invenzione” della vaccinazione da parte di Jenner è degli ultimi tre anni del ‘700. Pasteur, Koch e altri giganti della scienza medica sono dell’ ‘800.
Contemporaneo è anche Karl Marx, definito, tra l’altro, filosofo e sociologo. Sono tutte figure sul cui lavoro ed influenza sulla società non occorre soffermarsi a lungo. C’è invece da dire che mentre gli scienziati sopra ricordati e le loro scuole guadagnavano stima tramite i successi a vantaggio (molto forte e innovativo) della salute ed il conseguente benessere (spesso la salvezza) dei loro pazienti, Marx cozzava contro gli interessi prevalenti e dominanti a quell’epoca: le classi abbienti si avvantaggiavano del lavoro delle classi popolari che collaboravano alla creazione della ricchezza in cambio di compensi molto miseri. Minare questo equilibrio non era né facile né agevole: le resistenze erano comprensibilmente forti. La validità delle teorie di Marks non poteva essere dimostrata con la concretezza di quelle di Jenner o di altri scienziati. Ecco allora la tentazione di migrare dalla filosofia ( o dalla sociologia) alla “scienza”. Ma la scienza, o meglio la teoria “scientifica”, doveva essere verificata con fatti (e risultati) concreti. Per Marx, soltanto filosofo e sociologo era un po’ difficile: ma con la conquista di un intero paese mediante la rivoluzione russa, la porta verso le “dimostrazioni” era aperta.
Da tener presente che le cognizioni sull’ereditarietà hanno cominciato ad essere chiarite solo negli ultimi decenni dell’ ‘800 grazie alle scoperte di Mendel.
Nei primi due decenni del ‘900 la rivoluzione marxista spazzò via la classe dirigente e dominante della Russia, divenuta Unione Sovietica. Se la conquista del potere fu, non dico facile, ma possibile, occorreva però gestire il potere conquistato. Ma le difficoltà crebbero mettendo in crisi il sistema politico “nuovo”. Il problema principale, alla base della sussistenza del nuovo regime, era la fame.
L’Ucraina era il “granaio d’Europa”, ma con il caos della rivoluzione nessuno o ben pochi coltivavano i campi e la fame cresceva. La via logica per risolvere il problema sarebbe stata quella di riportare con forza l’ordine nel Paese. Compito non facile, perché gli slogan della rivoluzione avevano acceso la speranza di facili arricchimenti: le classi abbienti vivevano nel lusso a spese delle classi proletarie. Ma non bastava espropriare le ricchezze: occorreva anche che la società funzionasse e generasse ricchezza, altrimenti ricchi e poveri si sarebbero divisi solo la miseria. In breve tempo la società, illusa dagli slogans rivoluzionari, cessò di funzionare creando una crisi di sopravvivenza fisica: non c’era da mangiare. Un paradosso nel “granaio d’Europa”mancava il pane! La nuova classe dirigente, nata dalla rivoluzione, anziché contrastare il caos nella società produttiva, se necessario anche con una impopolare repressione, si illuse di ricorrere alla “scienza”.
In quel momento, nell’agricoltura della nuova Russia sovietica, due personalità primeggiavano: Vavilov e Lysenko.
Il contrasto tra i due si accese molto presto ed è subito degenerato in politica. Il primo più aderente ai concetti della nascente scienza genetica veniva accusato da Lysenko di essere “asservito” alla genetica “borghese” (= darwiniana e mendeliana), mentre il secondo sosteneva i principi di Lamarck (che potevano essere utilizzati politicamente). Mi spiego: Darwin attribuiva l’evoluzione delle specie alla selezione che avviene di generazione in generazione, mentre, secondo Lamarck, è l’”ambiente” il responsabile dell’evoluzione e del “miglioramento” delle specie. Questo concetto si presta bene ad una interpretazione politica: Se l’”ambiente” rende… i pomodori migliori, l’”ambiente” (in questo caso politico) rende migliori gli uomini. E questo giustifica qualunque imposizione sulle persone. Il contrasto tra i due scienziati scivolò presto nella concorrenza per la carriera e Lysenko, con un uso disinvolto e spregiudicato di un mix tra pseudo ideologia e carriera riuscì ad escludere e allontanare Vavilov da ogni posizione, fino a farlo arrestare per deviazionismo borghese. Il risultato drammatico fu che Vavilov, ancor oggi accreditato di importanti studi e teorie sulla domesticazione delle piante coltivate, fosse posto in stato di accusa e arrestato a causa delle sue idee: morì in prigione.
Ma la Natura non ”seguì” le deliranti ideologie politiche: il risultato fu un tragico deterioramento dell’agricoltura nell’impero sovietico, cui seguirono periodi di carestia sempre più gravi con migliaia di morti di fame.
Nel frattempo la Germania, sconfitta dalla 1° Guerra Mondiale, umiliata e gravata dalle pesanti condizioni imposte dai vincitori, cercava di riprendersi su due livelli: quello economico e quello del prestigio nazionale. Non è questo il luogo per ripercorrere la storia dell’ascesa del nazismo di Hitler. Ma si deve notare che, in questo sforzo di ripresa, un forte peso fu attribuito all’uomo. Probabilmente, con uno sbrigativo criterio militaresco da caserma, si pensò che la prestanza fisica potesse essere la chiave per risolvere i problemi del paese. Di qui il rapido avvio a politiche “salutistiche”, atletiche e infine allo sviluppo di un crescente apparato militare che premiava la prestanza fisica. La deriva nazionalistica fu abbastanza rapida e ovvia. E per dare forza agli argomenti salutistici furono anche elaborate (senza che nessuno obbiettasse alcunché) teorie pseudoscientifiche che postulavano l’esistenza di razze diverse (ariani contrapposti agli ebrei). Una volta ammessi questi concetti aberranti, la politica razziale fu l’ovvia conseguenza, fino alle peggiori e più terribili conclusioni.
Come si vede entrambi i regimi dittatoriali (comunisti e nazisti) sfruttarono metodologie (pseudo) scientifiche per supportare le proprie politiche e dare a queste un’aura di credibilità. È sorprendente però che non ci sia stata una vera opposizione all’adozione di queste aberranti teorie. Se, all’interno del paese, l’opposizione poteva comprensibilmente essere ridotta al silenzio dal timore per la propria incolumità fisica, all’estero questa motivazione non trova alcun ragionevole supporto, eppure non risulta esistente. Forse sono state considerate stranezze quasi folkloristiche senza rendersi conto del peso tragicamente concreto che invece hanno avuto nella storia del ‘900.
Roberto Jona, agronomo