I sindaci del Mediterraneo a Firenze
“Pace, non perdiamo la speranza”

Dalle buone pratiche di cooperazione culturale alla lotta globale contro il Covid, dai nuovi flussi migratori a un miglior sfruttamento delle risorse energetiche. Sono molti i temi al centro dell’agenda del vertice internazionale dei sindaci che si è aperto a Firenze, con la partecipazione tra gli altri del sindaco di Gerusalemme Moshe Lion e della vicesindaca di Tel Aviv Chen Arieli. Su tutti si staglia però, evidentemente, la crisi ucraina.
“Non vi nego che quando abbiamo iniziato ad ideare questo Forum, non avrei immaginato che ciò sarebbe stato concomitante con giornate decisive come quelle a cui stiamo assistendo. Le immagini che arrivano dall’Ucraina ci rattristano e ci preoccupano fortemente”, le parole in apertura di conferenza del sindaco di Firenze Dario Nardella. Ora più che mai, il suo messaggio, “non vogliamo perdere la speranza che gli sforzi diplomatici messi in campo in questi giorni di tensione possano porre fine al più presto agli attacchi”.
A Firenze, gemellata con la città di Kiev dal 1967, non verrà papa Bergoglio. La sua visita, domenica mattina, avrebbe dovuto concludere il vertice dei sindaci e quello simultaneo dei vescovi del Mediterraneo. Un’indisposizione di salute lo terrà però lontano da Palazzo Vecchio e dai vari appuntamenti in agenda, come l’incontro con un gruppo di profughi organizzato dall’assessore al Welfare del Comune di Sara Funaro. “I rifugiati ci ricordano le conseguenze delle guerre, un messaggio tristemente attuale in queste ore”, ribadisce a Pagine Ebraiche. Il programma, che prevedeva la presenza accanto a Bergoglio dello stesso Lion, andrà così parzialmente ripensato.
In evidenza oggi, tra i tanti argomenti, l’esempio israeliano nel contrasto alla pandemia. A parlarne il direttore generale dello Sheba Medical Center Arnon Afek. “La nostra – ha spiegato in collegamento da Israele – è una sorta di Start Up Nation, sempre alla ricerca di una nuova soluzione ai problemi e con una forte capacità di adattamento. Così è stato anche al tempo del Covid”. Saperi e know how condivisi anche con altri Stati. È il caso dell’Italia, con Afek che ha ricordato una tappa tra le più significative di questo impegno: l’invio di una delegazione medica, nel dicembre del 2020, all’ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno. “Cercare di migliorare il mondo in cui viviamo è una nostra responsabilità” aveva detto allora Yitshak Kreiss, direttore generale dell’istituto.
Una responsabilità quanto mai attuale, in ogni senso, come ci ricorda la stretta attualità di queste ore.

(Nelle immagini: l’apertura del forum; l’intervento di Arnon Afek; Sara Funaro e l’ambasciatore israeliano Dror Eydar)