“Gerusalemme, città della pace:
i nostri cuori con l’Ucraina”

“I nostri cuori sono a Gerusalemme, ma sono anche con l’Ucraina. Dalla città della pace, preghiamo per la pace”.
Dal Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio si leva l’appello di Moshe Lion, il sindaco della Capitale d’Israele. Uno dei protagonisti dell’ultima giornata del vertice internazionale di sindaci e vescovi che si è svolto a Firenze nel segno di Giorgio La Pira, il padre dei Colloqui Mediterranei.
“In questi giorni azioni di guerra si sono verificate contro l’Ucraina. Sentimenti di dolore hanno colto vescovi e sindaci, i quali congiuntamente auspicano che la violenza e le armi siano bloccate e siano evitate grandi sofferenze al popolo ucraino e si passi ad un negoziato che ricostruisca la pace” si legge nella Carta di Firenze, il documento redatto nell’ambito di questo storico appuntamento. “No alla guerra, vogliamo la pace” ha ribadito Dario Nardella, il primo cittadino del capoluogo toscano e principale artefice dell’incontro insieme al presidente della CEI Gualtiero Bassetti. Tre sindaci di grandi città del Mediterraneo hanno portato oggi il loro contributo: oltre a Lion, i suoi colleghi di Istanbul (Ekrem İmamoğlu) e Atene (Kostas Bakoyannis).
“Tutti i popoli, tutte le fedi, hanno un posto speciale a Gerusalemme”, ha rimarcato Lion. “Moschee, sinagoghe, chiese, insieme ai luoghi più sacri per tutta l’umanità: il Monte del Tempio – Haram al-Sharif, il Muro Occidentale e il Santo Sepolcro. Il nostro massimo impegno è per la libertà di culto, per tutti”. Lo Stato di Israele, ha proseguito, “continuerà a salvaguardare e tutelare” questo aspetto. Speranza di Lion è di avere nuovamente Bergoglio in visita a Gerusalemme, come già avvenne nel 2014, “per portare il suo messaggio di pace e tolleranza: saremmo onorati di accogliere a braccia aperte lui e tutti voi, colleghi”.
Due, nella sua visione, le sfide di Gerusalemme: salvaguardare il passato e tutto ciò che è santo, ma anche “costruire il futuro”. In questo senso la città “è stata investita di un rinnovamento, di una rivoluzione, come non se ne vedeva da anni”. Forse dal tempo in cui, 150 anni fa, “i primi edifici furono costruiti fuori dalle mura della Città Vecchia da un ebreo italiano: Moses Montefiore”.
Una città proiettata nel futuro: “Oggi Gerusalemme è diventata anche un centro economico, con aziende e start up internazionali nei settori della salute, delle tecnologie verdi, delle tecnologie alimentari, del cyber e altro ancora”. Una città, quindi, sia di “ispirazione” che di “innovazione”. La città dei profeti e dei poeti della Bibbia, ma anche “la città di miracoli moderni, con ospedali e università che sono leader mondiali nel loro settore, e luoghi dove ogni giorno – ebrei, musulmani e cristiani – vivono, lavorano e, sì, giocano anche insieme”.
(Nelle immagini: i sindaci di Firenze, Gerusalemme, Istanbul e Atene; l’intervento di Moshe Lion)