Ucraina-Russia, tra negoziati
e minacce atomiche  

Al confine tra Ucraina e Bielorussia, nei pressi di Chernobyl, si terrà un primo incontro tra rappresentanti ucraini e russi a cinque giorni dall’inizio del conflitto scatenato da Mosca. Le speranze sono poche, come raccontano oggi i giornali. Il Corriere parla di “Spiraglio tra le minacce” e ricorda come le proposte di mediazione di Vaticano, Israele e Turchia siano state respinte. Sul negoziato odierno non ci sono molte aspettative, ma, ha dichiarato Zelensky, meglio non lasciare nessuna strada intentata (Repubblica). Dal Cremlino Putin, descritto come sempre più isolato, alza ancora di più la posta e ordina di mettere in allerta il sistema nucleare russo. “Minaccia atomica” titolano Repubblica e Stampa. Per gli ucraini è un modo per mettere pressione sulle trattative odierne, per gli Stati Uniti una minaccia da non sottovalutare. “È probabile – scrive l’analista Gordon Corera della Bbc – che l’obiettivo di Putin sia quello di mettere alla prova e scoraggiare il sostegno della Nato all’Ucraina, creando timori su quanto lontano sia disposto ad andare e ambiguità sul tipo di sostegno all’Ucraina che considererà eccessivo”. Per il politologo Ian Bremmer la minaccia è seria e fa tornare in mente la crisi di Cuba del 1962. “Occorre concedere qualcosa che consenta a Putin di fare un passo indietro senza perdere la faccia”, la sua riflessione al Corriere.
Intanto nel corso della notte i bombardamenti russi sulle città ucraine, in particolare su Kiev e Kharkiv, proseguono. Le vittime civili registrate sono al momento 352 di cui 14 bambini. I quotidiani raccontano come tutta la popolazione si sia mobilitata: a Kharkiv la resistenza locale ha spiazzato i russi, spiega l’inviato del Corriere Giorgio Battistini. A Dnipro, riporta la corrispondente de La Stampa Francesca Mannocchi, intere famiglie preparano molotov per fermare l’avanzata russa.

Risposte europee. “Forniamo le armi. E poi Kiev entri nell’Ue, è una di noi”, la sintesi della posizione della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. In conferenza stampa, assieme al capo degli Esteri Ue Josep Borrell, von der Leyen sottolinea che per la prima volta l’Unione fornirà armi a un paese terzo. Poi annuncia una serie di sanzioni contro la Russia, da quelle economiche al blocco delle emittenti finanziate dal Cremlino che diffondono “bugie per giustificare la guerra di Putin”. In un’intervista ha poi aggiunto di vedere in futuro Kiev come parte dell’Unione europea. Mentre nelle piazze di Berlino, Praga, Amsterdam sfilano centinaia di migliaia di persone per la pace e contro l’invasione russa, i singoli paesi prendono ulteriori provvedimenti. La Germania, quarto esportatore di armi al mondo, fino ad ora non forniva aiuti militari nelle zone di conflitto, racconta Repubblica. Una politica rivoluzionata per dare sostegno diretto all’Ucraina (e intanto aprendo a nuove spese per la Difesa). Anche Francia, Italia e Paesi Bassi hanno promesso armi difensive in aiuto delle forze impegnate contro la Russia. Nel nostro paese Draghi condivide la linea dura dell’Ue e parla della necessità di “massima fermezza” (Corriere). I quotidiani evidenziano poi la marcia indietro del leader della Lega Salvini, che prima dichiara che l’Italia non deve fornire “strumenti letali” all’Ucraina, e poi, dopo una pioggia di critiche, si allinea al governo (Repubblica).

Trasformarsi in leader. Per Bernard-Henri Lévy Zelensky ha avuto una metamorfosi, passando da “Woody Allen ad Allende”. Ovvero da comico a carismatico leader politico. Lévy su Repubblica racconta di tre incontri avuti in passato con Zelensky e in cui aveva discusso anche l’identità ebraica del presidente ucraino. “Come avrebbe potuto un giovane ebreo, nato in una famiglia decimata dalla Shoah, nell’oblast di Dnipropetrovsk, diventare presidente nel Paese di Babij Yar?”, il suo interrogativo. “Ci sono meno antisemiti in Ucraina che in Francia; – la replica allora di Zelensky – e soprattutto meno che in Russia, dove a forza di cercare la pagliuzza nazista nell’occhio del vicino si finisce per non vedere più la trave nel proprio; in fondo, non sono state delle unità ucraine dell’Armata Rossa a liberare Auschwitz?”. La sua identità ebraica è ricordata anche da Fiamma Nirenstein sul Giornale in un pezzo in cui si parla di nazionalismo: la sua famiglia “è stata spazzata via dalla Shoah” e “sa quanto il fantasma nazionalista può diventare antisemita nel suo Paese. E qui, deve giocare il buon nazionalismo, e l’Unione Europea, che ha sempre censurato il tema, deve prenderlo in considerazione”.

Chiamata alle armi. Zelensky invoca la creazione di una legione internazionale a sostegno del suo popolo. Tra chi già combatte al fianco dell’esercito ucraino, racconta il Corriere, c’è l’israeliano Gregory Fibobrov. Ex soldato della brigata Golani, di origine ucraina, ha scelto dal 2014 di combattere in Donbass contro i nazionalisti russi. L’auspicio di Zelensky è che molti altri seguano il suo esempio. “Se dei cittadini britannici vogliono appoggiare la lotta per la libertà di Kiev, il governo è assolutamente disposto a sostenerli” ha dichiarato Liz Truss, ministra degli Esteri del Regno Unito (Repubblica). Intanto anche alcuni oligarchi russi danno segnali a Putin e chiedono la pace, tra questi Mikhail Maratovich Fridman, che il Corriere ricorda avere anche passaporto israeliano.

Firenze, nel segno della collaborazione. A margine del Forum sul Mediterraneo, conclusosi ieri, il dorso fiorentino de La Nazione intervista l’ambasciatore d’Israele Dror Eydar. Il diplomatico descrive l’incontro internazionale come un “segno di speranza” e racconta come ci siano molte iniziative di cooperazione avviate con Firenze. Tra queste l’università di Tel Aviv aprirà fin dal prossimo autunno una sede in città, in accordo con l’ateneo locale. “Tra i corsi principali ci sarà proprio lo studio nel campo della cybersicurezza e della giurisprudenza internazionali”.

Segnalibro. “L’identità ebraica è un progetto collettivo. È una condizione che impedisce l’isolamento”, scrive Elena Loewenthal su La Stampa. Elementi, spiega, che emergono dal libro di Emanuele Fiano, “intitolato lapidariamente Ebreo (Piemme)”. Uno scritto che “racconta con sincerità come ogni storia personale debba confrontarsi con ‘una storia senza fine’”.

Daniel Reichel