Babyn Yar, morte nel Memoriale
Cinque vittime nell’attacco russo
Riecheggiano da Kiev le parole, il j’accuse del presidente ucraino Zelensky: “Che senso ha ripetere mai più per 80 anni, se quando cade una bomba su Babyn Yar il mondo resta in silenzio? Almeno altre cinque vite perdute. La storia si ripete”.
Babyn Yar è la più grande fossa comune d’Europa. Nel 1941, nell’arco di poche ore, decine di migliaia di ebrei furono massacrati da nazisti e collaborazionisti locali. Un enorme burrone in cui sparì, per sempre, una parte significativa della vita ebraica della Capitale e del Paese. “Si potrebbe perfino dire grandioso, profondo e ampio come una gola di montagna”, scriveva Anatolij Kuznecov. Un luogo dalla Memoria scomoda e spesso tormentata. Un simbolo, in ogni caso, di questa Ucraina.
A Babyn Yar si torna a morire, stavolta sotto il fuoco russo che ha preso di mira l’area dove sta nascendo un Memoriale per ricordare i nomi e le storie di chi fu assassinato. Un progetto che si sta sviluppando anche nel segno di una recente visita compiuta, in compagnia proprio di Zelensky, dal Presidente d’Israele Isaac Herzog e dal suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier. “Babyn Yar – la riflessione del Capo di Stato israeliano – fu testimone di tre terribili crimini. Il primo fu il massacro, la cancellazione di esseri umani. Il secondo e il terzo sono stati l’insabbiamento e la negazione”.
La bomba che non risparmia neanche un luogo come questo è l’immagine, la cifra, di un’altra giornata terribile per l’Ucraina. Esprime angoscia e dolore la voce di Evgenia Savchyna, tra le coordinatrici del Memoriale, che raggiungiamo pochi istanti dopo l’attacco. Con Pagine Ebraiche condivide la prima reazione della dirigenza e in particolare della sua figura più rappresentativa: Nathan Sharansky. “Costruito sulla più grande fossa comune d’Europa, il Memoriale opera per preservare la Memoria dopo decenni di occultamento della verità da parte sovietica, in modo che i mali del passato non si possano mai ripetere. Non dobbiamo permettere che la verità, ancora una volta, sia vittima della guerra” il monito dell’ex dissidente, che in una nota ricorda quindi non solo l’orrore del massacro ma anche le responsabilità russe nell’oblio depositatosi per decenni su questa carneficina. In precedenza la dirigenza del Memoriale aveva stigmatizzato con forza l’aggressione militare all’Ucraina e a Kiev e il linguaggio usato da parte del presidente russo, in particolare il suo richiamo, nel tentativo di giustificare l’ingiustificabile, alla necessaria “denazificazione” del Paese.
“Siamo profondamente indignati per il fatto che il il Paese aggressore abbia usata questa retorica genocida per avallare le sue azioni vergognose”, l’atto d’accusa dell’istituzione. Che ha poi aggiunto: “Ricordiamo alla leadership russa che Kiev, Kharkiv, Kherson, Mariupol e altre città ucraine sono state sottoposte per l’ultima volta a massicci bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, da parte della Germania nazista. Ora invece stanno bruciando per colpa dell’esercito di Putin, sotto una falsa e oltraggiosa narrativa”. Intenzione del Memoriale è quella di “documentare” e “presentare nelle sedi internazionali” i crimini di guerra che si stanno compiendo. Rivolgendosi quindi, con un’istanza ad hoc, anche “alla Corte di Giustizia dell’Aja”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(1 marzo 2022)