L’impegno di giovani ebrei e rom:
“Pregiudizi, combattiamoli insieme”

Pluralismi d’Europa, valore della Memoria, decostruzione di pregiudizi duri a morire come antisemitismo e antiziganismo, strategie educative contro i discorsi d’odio. Temi che vanno a intrecciarsi in molti modi e che rappresentano l’ossatura di un nuovo percorso “formativo, artistico e interculturale” presentato quest’oggi a Roma. Si tratta di “Memoria a più voci”, un ciclo di appuntamenti nel segno di una collaborazione su questo fronte avviata tra Unione Giovani Ebrei d’Italia, Unione Comunità Romanès in Italia, Università Sapienza e associazione Arte in Memoria. Cinque gli incontri, tutti in programma nell’aula magna della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo e sotto l’egida della coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo che ha concesso il proprio patrocinio. “Memoria a più voci” si concluderà all’inizio del 2023, con due iniziative ulteriori a suggellare questo sforzo comune: l’apposizione di alcune pietre d’inciampo in ricordo di deportati rom e sinti in una sede ancora da individuare. E la piantumazione di un ulivo, donato dal KKL Italia, in quanto “simbolo universale di pace e prosperità”.
Un impegno significativo per più di una ragione. Tra le altre, evidenziata dalla rettrice Antonella Polimeni, quella che “gli incontri si svolgono all’interno di corsi di laurea e con il preciso intento di formare gli studenti, in modo continuativo, su temi centrali come tolleranza, dialogo, incontro tra religioni”. Obiettivi per i quali “la nostra università, e più in generale le istituzioni accademiche, devono lavorare con assiduità”. La conoscenza, quindi, come base “per migliorare la coesione sociale”.
Moderato e introdotto dalla professoressa Tessa Canella, che alla Sapienza insegna Storia del Cristianesimo, l’incontro è proseguito con i saluti di Gaetano Lettieri, direttore del Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo, della coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo Milena Santerini e dell’assessore all’Educazione UCEI Livia Ottolenghi. Tra gli elementi qualificanti di “Memoria a più voci” c’è, per Santerini, la capacità “di unire l’impegno civile con il rigore della ricerca storica”. Uno sforzo di Memoria necessario, urgente, “in un mondo che appare sempre più smemorato”. Anche con riferimento diretto alla Shoah, colpita oggi “da una crescente distorsione che minaccia tutti”, e “al silenzio che circonda” le vicende relative all’assassinio di centinaia di migliaia di rom e sinti nei lager nazisti. “Un progetto prezioso” anche per l’assessore Ottolenghi. E questo, la sua valutazione, “perché nasce dalla sensibilità dei giovani, che hanno espresso la loro voglia di conoscenza per il superamento dei pregiudizi”. La base, il presupposto, “che ha innescato un meccanismo di collaborazione” che guarda lontano. Storia e memoria “di due popoli diversi” e con molto ancora da far conoscere di sé, della propria storia e identità.
Spazio quindi a chi questa iniziativa l’ha ideata: l’ex presidente Ugei Simone Santoro e, seduto al suo fianco, il presidente dell’Unione delle Comunità Romanès Gennaro Spinelli. “Sono molto orgoglioso di essere qui. È un progetto che nasce dai giovani e dai giovani è portato avanti con l’idea di lasciare un segno il più possibile concreto”, ha esordito Santoro. A monte un lavoro serrato “e che ha implicato l’incontro tra più competenze”. Stella polare, inoltre, un principio che dà anche il titolo a questo nuovo contenitore: “La Memoria è unica, ma a più voci”. È da anni, gli ha fatto eco Spinelli, “che sviluppiamo un discorso sulla conoscenza; e cioè il valore dal quale derivano sia rispetto che coesistenza”. Un impegno finalizzato anche al contrasto di pregiudizi anti-rom che rischiano di sormontare “la storia di un grande popolo”. Spinelli ha menzionato l’importanza di figure come quella di Piero Terracina, che nelle sue memorie testimoniò anche il loro annientamento.
A evidenziare la funzione delle pietre d’inciampo come “grande mappa della Memoria” è stata poi Adachiara Zevi, presidente dell’associazione Arte in Memoria che opera in questo campo dal 2010. “Le pietre d’inciampo ridanno un nome e una storia. Oltre a ciò, essendo ormai parte integrante delle nostre città, ci pongono delle domande. Delle domande cui non possiamo sottrarci”, il suo messaggio. A ripercorrere le diverse tappe della persecuzione di rom e sinti sotto il nazifascismo è stato infine Stefano Pasta, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e membro del comitato scientifico del progetto, che ha evidenziato l’alto valore, anche ideale, di questa alleanza. La presentazione ha avuto un appendice: una conversazione tra Santoro e Spinelli nell’ambito della serie “Train de vie”. Un format di cui sono promotori per parlare, in modo informale, di temi anche molto seri e stringenti.

(2 marzo 2022)