Guerra e propaganda
La situazione è completamente diversa da come viene descritta sul canale Twitter dell’Unicef, bambini e genitori si rifugiano nelle stazioni della metropolitana di Kiev per timore di attacchi aerei da parte delle forze armate ucraine e della difesa aerea ucraina, le quali stanno attaccando le loro case dal cielo. Tutte le infrastrutture della città sono intatte, se si escludono le varie abitazioni colpite proprio da questi attacchi”. Per capire il livello menzognero della propaganda e del giornalismo di regime russo può bastare questo post pubblicato due giorni fa sulla pagina Facebook del diffuso e storico quotidiano russo Izvestija, media vicino al regime e di proprietà della compagnia Gazprom. Fatta qualche eccezione, come il caso della Novaya Gazeta, la qualità dell’informazione nella Federazione Russa è questa o se è possibile peggiore.
Già emotivamente provati dopo due anni di pandemia, nel giro di una settimana di fronte alla tragedia ucraina siamo ripiombati nell’ansia, nell’impotenza, nell’incomprensione, nella paura e nello sconforto, come a marzo di due anni fa vale la pena allora ricordare l’importanza e le responsabilità di chi in questi giorni sta facendo informazione, riporta le notizie, o è presente per analisi e commenti sulle pagine dei giornali e nei programmi televisivi di approfondimento. Informare e cercare nel possibile di analizzare gli eventi non significa terrorizzare ulteriormente le persone più di quanto non siano già terrificanti i fatti di questi giorni. Il fine non certo semplice del giornalista e dell’esperto – una definizione alquanto vaga – è riportare fatti oggettivi cercando di offrire delle chiavi e delle categorie interpretative per comprendere meglio il presente. Per tutto il resto bastano già i “laureati” dei social networks che da virologi si trasformano in breve tempo in storici della Russia contemporanea o esperti di strategia militare come nuovi Bouvard e Pécuchet. Negli anni della crisi dei missili a Cuba le notizie arrivavano col quotidiano del mattino o col telegiornale e giornale-radio due volte al giorno, dopo l’ultima edizione serale sino all’alba successiva non restava che sperare in bene.
Nell’ultima settimana siamo stati travolti da una nuova emotività che ha coinvolto inaspettatamente gran parte di noi senza troppe distinzioni – se escludiamo i consapevoli o inconsapevoli “rossobruni” estimatori di Putin, i quali l’unico imperialismo è solo quello Usa -, mi domando però quanto ciò in realtà durerà. Perché a breve molto probabilmente torneranno (al momento stanno solo ricaricando le batterie) coloro che sosteranno che “la guerra in Ucraina non esiste”, quelli che magari troveranno legami tra Green Pass e il conflitto in corso, chi propaganderà le “ragioni” della Russia o altri sovranisti il cui motto sarà “non possiamo accogliere tutta l’Ucraina a casa nostra”. Prepariamoci anche a questo dunque, perché come cantavano i CCCP, tutti loro “verranno al contrattacco con elmi ed armi nuove”.
Francesco Moises Bassano
(4 marzo 2022)