Mediare tra Kiev e Mosca, dovere morale
L’impegno del governo Bennett

In Ucraina, “come tutti sappiamo, la situazione sul terreno non è buona. La sofferenza umana è grande e rischia di essere ancor più grande se le cose continuano su questa strada”. Per questo, ha spiegato oggi il Primo ministro Naftali Bennett, Israele ha “il dovere morale di fare ogni tentativo” per provare a mediare tra Mosca e Kiev.
A distanza di ventiquattro ore dal suo incontro al Cremlino con il presidente Vladimir Putin, Bennett ha ribadito ai colleghi di governo l’impegno di Gerusalemme “per aiutare il dialogo tra tutte le parti” nell’undicesimo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina.
“Finché la candela è accesa, dobbiamo fare ogni sforzo” per lavorare a un negoziato, la posizione di Bennett, che dopo l’incontro con Putin ha parlato anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Da Kiev quest’ultimo ha ringraziato in queste ore “Israele per il suo sostegno all’Ucraina”. “Abbiamo bisogno del sostegno di tutti i paesi”, le parole di Zelensky, per cooperare ora “e in futuro dopo la guerra”.
Intanto Bennett ha spiegato di essersi mosso verso mosca con “la benedizione e l’incoraggiamento di tutti gli attori”. Ovvero con il benestare anche degli Stati Uniti. Dopo il faccia a faccia con Putin, da cui non sono emersi dettagli, il Premier israeliano è volato a Berlino per aggiornare il cancelliere tedesco Olaf Scholz. La via delle trattative continua a rimanere aperta, anche se le speranze di un cessate il fuoco al momento continuano ad essere sottili. Per aiutare i feriti, la diplomazia israeliana si è messa in moto e nei prossimi giorni, ha annunciato il ministro degli Esteri Lapid, verrà aperto “un ospedale da campo in Ucraina, in collaborazione con il ministero della Salute, l’ospedale Sheba e il Fondo di assicurazione sanitaria Clalit”. Lapid ha poi annunciato il proseguo dell’invio di aiuti umanitari al paese nonché il trasporto di sei generatori per l’ospedale di Lvov, “che consentirà un funzionamento continuo anche senza alimentazione”. Inoltre continuano ad operare “centri di assistenza ai rifugiati (ebrei e non) ai valichi di frontiera dove è di stanza il personale del ministero degli Esteri”.