Speranze
Dvori Asman racconta la sua fuga da Kiev con i bambini, con suo marito, il rabbino di Chabad, e con altri ebrei che con l’aiuto di Israele, di coraggiosi ragazzi dell’Hasomer Hatzair, di shlichim giunti da Israele e di sostegno da tutta Europa sono finalmente giunti in un luogo sicuro. Guardo le immagini ipnotizzata e mi sembra di vivere una storia di Shalom Aleichem, di Isaac Bashevis Singer, di entrare tra le tragiche strofe di una poesia di Bialik o nell’azzurro di un quadro di Chagall.
La prima tappa del loro lungo e travagliato viaggio è stata Anatevka, un villaggio situato a sud-ovest di Kiev. Anatevka era il nome dello shtetl creato da Shalom Aleichem per ambientare la storia di Tuvia il lattaio e del suo violinista sul tetto. Nel 2015 il Capo Rabbino di Chabad Moshe Asman, che gestisce la Sinagoga Brodsky a Kiev, ha costruito il villaggio Anatevka dal nulla con l’obiettivo di ospitare, proteggere, educare e fornire una formazione professionale ai rifugiati ebrei dalla guerra nell’Ucraina orientale, durante la quale più di 10.000 persone furono uccise e più di un milione di ucraini rimasero senza un tetto.
Nel buio, nel terrore e nel gelo hanno percorso 472 km da Kiew a Kishinew per poter attraversare il confine tra l’Ucraina alla Polonia. Nel 1903 e nel 1905 si verificarono a Kishinew l’odierna capitale della Moldavia, all’epoca dell’Impero russo, due terribili pogrom durante i quali trovarono la morte più di settanta Ebrei, mentre oltre seicento furono feriti. Le violenze si verificarono senza che le autorità zariste opponessero la minima resistenza mettendo così alla luce dell’opinione pubblica internazionale la drammatica situazione degli ebrei russi. Questi episodi concentrarono l’attenzione del mondo intero sulla persecuzione degli ebrei in Russia e indussero Theodor Herzl a proporre lo Schema Uganda per trovare un nuovo insediamento degli ebrei. I pogrom ispirarono al grande poeta Haim Nachman Bialik il poema struggente “Città di sterminio”:
Alzati, va nella città del massacro, e vieni nei cortili,
E nei tuoi occhi vedrai, e con la tua mano toccherai gli steccati.
E sugli alberi, sulle pietre e sull’intonaco dei muri,
Il sangue coagulato…
In questi giorni l’aeroporto di Kishinew è stato riaperto e da quel luogo simbolo del male 200 rifugiati ebrei si preparano a raggiungere Israele. Altri arriveranno. Il Primo Ministro Naftali Bennett ha violato lo Shabbat per mediare, per aprire gli occhi di chi non vede e per salvare altre vite.
Non importa cosa pensa il mondo di Israele, noi conosciamo la nostra storia e abbiamo imparato ad aiutare noi stessi e a realizzare che D. ci aiuterà. Non vogliamo più pogrom. Non vogliamo più fughe. Non siamo gente di guerra, siamo amore che crea, che inventa, che crede e migliora il mondo al suono di un violino. Il nostro violinista non saltella più sui tetti della golah ma sui tetti di Gerusalemme, di Tel Aviv, della Galilea da Metulla fino a Eilat. Ogni ebreo troverà qui rifugio, consolazione e sicurezza e da qui diffonderemo solo pace.
Angelica Edna Calò Livne