Una via per Rita Levi-Montalcini
“La sua figura una dimostrazione
che le donne hanno un marcia in più”
“Una donna straordinaria che ha fatto cose difficili in condizioni complesse. Faceva bene la scienziata anche perché si occupava di far star bene le persone fuori dai laboratori. È anche questo aspetto quello che oggi vogliamo ricordare”.
È l’orgoglio di Roma, nelle parole del sindaco Roberto Gualtieri, nell’accogliere nella propria toponomastica una strada intitolata a Rita Levi-Montalcini. “Una figura che ha dimostrato come le donne abbiano una marcia in più. Il suo è un patrimonio scientifico e intellettuale che siamo chiamati a onorare nel migliore dei modi”, aggiunge il sindaco Gualtieri.
Siamo nel quarto municipio, nelle vicinanze dell’ospedale Pertini. Non un luogo intrecciato alla vita della scienziata torinese, Premio Nobel per la Medicina nel 1986, ma comunque un segno che si pone su tutta la Capitale per fare memoria della sua eredità. In una data simbolica come l’8 marzo l’omaggio a una grande donna italiana, passata in gioventù anche attraverso il dramma della persecuzione antisemita. Che a lei, paradossalmente, spianò la strada verso le più alte vette della consapevolezza.
Paradossalmente infatti, la sua testimonianza a Pagine Ebraiche in una delle sue ultime interviste, “dovrei dire grazie a Hitler e a Mussolini che, dichiarandomi razza inferiore, mi preclusero le distrazioni, la vita universitaria e mi condannarono a chiudermi in una stanzetta dove non potevo far altro che studiare. Il letto, il tavolo da lavoro, l’incubatrice, pochi strumenti rudimentali e gli embrioni di pollo, che faticosamente riuscivo a procurarmi…Le prime, fondamentali scoperte nacquero lì. Non è un miracolo?”.
A rappresentare la famiglia c’era Piera, la nipote, che ha ricordato l’incessante impegno, in ambito scientifico e non, “per rendere il mondo un posto migliore”. Come anticipato ieri a Pagine Ebraiche, nel suo intervento si è soffermata anche sulla “The Trieste Declaration of Human Duties”, la Carta dei Doveri Umani di cui la zia fu sostenitrice. Inevitabile, in queste ore, un pensiero all’Ucraina. Quale il segno più forte lasciato da zia Rita? “Un messaggio: noi donne non dobbiamo avere paura di affrontare strade non percorse finora. Ci ha insegnato che possiamo fare ogni cosa, raggiungere ogni traguardo”.
Presenti, tra gli altri, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello.
(Nelle immagini: l’intitolazione della strada a Rita Levi-Montalcini; l’intervento della nipote Piera)