Ucraina senza tregua

Il terzo round di negoziati tra Ucraina e Russia non ha portato a risultati al momento. La promessa di corridoi umanitari di Mosca è continuamente tradita con il bombardamento delle città ucraine, raccontano i quotidiani. E sia la Stampa che Messaggero aprono le loro prime pagine titolando “corridoi mortali”. Il quotidiano di Torino dedica poi la sua edizione dell’8 marzo alle donne ucraine. A coloro che sono fuggite dalla guerra, a quelle rimaste ad aiutare nella lotta contro l’esercito russo. Esercito che intanto, scrive il Corriere della Sera, si prepara all’assedio di Kiev. “Tutto sarà distrutto”, temono nella capitale.

Resistere, le voci del mondo ebraico. “Restiamo qui a difendere la nostra città”, così al Corriere della Sera il rabbino capo di Dnipro Meier Stambler. Nell’intervista il rav definisce un’assurdità la tesi di Putin della denazificazione dell’Ucraina (e ricorda come oltre a Zelensky, diversi volti della politica locale sono ebrei), spiega che l’estrema destra antisemita esiste nel paese ma è una minoranza, e fa appello al Premier Bennett perché fornisca a Kiev anche aiuti militari. A Dnipro, riporta il Fatto Quotidiano, sono arrivati molti rifugiati di Kharkiv, martoriata dai missili russi. Tra loro anche sopravvissuti alla Shoah. “Sono arrivato in sinagoga e ho visto tutta la gente seduta, i bambini che dormivano sulle sedie e sono scoppiato a piangere, perché mi ha ricordato la seconda guerra mondiale”, la testimonianza di Igor Davidevich Frodel, classe 1931, scampato alla persecuzione nazista. Il Mattino entra invece nella sinagoga di Kharkiv diventata un rifugio: “Dobbiamo aiutare ogni persona che ha bisogno, chi decide di lasciare il paese. Vengono da noi e li aiutiamo ad andare via. Ma ci sono ancora tante persone che vogliono restare, nonostante tutto. Non vogliono andare via”, il racconto del rabbino capo Shmuel Kaminetsky.

Lezioni dal passato. “Vedo queste persone costrette a fuggire e penso a nostra madre Mira, che a soli due anni fu costretta a fare lo stesso. Era nata vicino Kiev, ci parlava sempre di Vydrinka, uno di quegli shtetl che non esistono”, il ricordo di Tatiana Bucci, intervistata assieme alla sorella Andra dal Mattino. Sopravvissute da bambine all’orrore di Auschwitz, invitano a dare “un sostegno anche psicologico a questi bambini ed alle mamme che li accompagnano” fuggendo dalla guerra. Alle madri si rivolge la Testimone della Shoah Edith Bruck, interpellata da Avvenire. “Sono straziata. Ma alle madri dico: non coltivate mai l’odio e la vendetta”.

Tentativi diplomatici. Per giovedì è previsto un vertice in Turchia alla presenza tra il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov e il suo omologo ucraino Dimitry Kuleba per proseguire il negoziato. Ma, sottolinea la Stampa, Mosca al momento si presenta con richieste irricevibili per Kiev: riconoscimento della Crimea, delle repubbliche separatiste del Donbass, neutralità dell’Ucraina e sostituzione del presidente Zelensky. L’operazione in Turchia parte quindi già zoppa e, secondo il quotidiano, anche il tentativo di mediazione d’Israele si è arenato. In un’analisi sul Mattino, Fabio Nicolucci scrive che lo Stato ebraico è “troppo filo Occidentale per ottenere risultati diretti”.

Le posizioni sulla guerra. Sul Corriere Paolo Mieli polemizza con chi chiede agli ucraini di arrendersi all’invasione russa e in particolare con chi sostiene che “armare civili non o mal addestrati” serve solo a “prolungare l’agonia del Paese”. Peggio: a “moltiplicare la carneficina”. Mieli, che definisce queste posizioni come “cinismo pacifista” porta poi esempi dal passato e scrive: “che follia sarebbe stata, sempre secondo questo ragionamento, dare sostegno (ahimè scarso), tra aprile e maggio dei 1943, alla rivolta nel ghetto di Varsavia. Destinata inevitabilmente a concludersi con lo sterminio nazista di migliaia e migliaia di ebrei”. Sul Mattino la scrittrice Miriam Rebhun ricorda la Shoah e racconta del conflitto attraverso gli occhi dei bambini.

Energia. L’Italia si sta impegnando a diversificare il proprio approvvigionamento energetico alla luce della minaccia sempre più concreta dell’embargo su petrolio e gas russi. In particolare “per sostituire la quota russa di gas (40%) puntiamo su Algeria, Qatar, Israele e Azerbaijan”, spiega il Giornale. In particolare, il quotidiano spiega che una “via sfruttabile è quella del gasdotto EastMed che trasporterà in Italia, con approdo a Otranto, il gas dei giacimenti israeliani e ciprioti, via Cipro e Grecia con 1.300 chilometri di condotte sottomarine”.

Segnalibro. Sul Tirreno Alfredo De Girolamo parla di L‘ orologio di papà e altri ricordi, ultimo libro di Daniel Vogelmann, fondatore della casa editrice Giuntina. Una “storia di famiglia attraverso i ricordi” tratteggiati in ottanta racconti.

Daniel Reichel