L’otto marzo e la diversità femminile
“Non sia la condizione di vittima a definirci”

Tra i momenti che hanno caratterizzato la cerimonia per l’8 marzo al Quirinale la lettura di un brano di Elena Loewenthal, attuale direttrice del Circolo dei Lettori di Torino, ex addetto culturale presso l’ambasciata d’Italia in Israele e traduttrice di molta letteratura ebraica e israeliana di qualità. Una riflessione tratta dal suo ultimo libro Libertà vigilata. Perché le donne sono diverse dagli uomini (La nave di Teseo), che è anche un invito a un uso più consapevole di gesti e linguaggio per contrastare quello che si definisce “il grande inganno di una battaglia che guarda all’uguaglianza invece di rivendicare la complessità e la differenza”. A questo tema si richiama anche nel paragrafo letto al Quirinale dove l’autrice ricorda come “la donna sia stata per millenni vittima della propria condizione, vittima di soprusi da parte dell’uomo”. Ma in cui si sottolinea anche che stabilire “che l’essere vittima” sia la cifra identitaria femminile, il motore di ogni sacrosanta battaglia, “sia riduttivo, persino controproducente talvolta”. Le donne, si rimarca, “non sono né sono mai state soltanto delle vittime”.
Non si può sottoscrivere la riduzione del femminile al ruolo di vittime, insiste. E vittime silenziose, “vittime che riescono a dichiararsi tali solo a posteriori, magari molto dopo, ad anni di distanza”. Una “sorellanza dell’abuso a cose fatte” è certamente legittimo, prosegue, “ma non basta a definirmi, a “trasformarmi in militante”. Del resto, evidenzia, “l’autentica battaglia femminista era aliena” da tutto ciò. Era invece un “movimento per la libertà” e “non soltanto per sanare vecchi torti”. Per una donna, il pensiero di Loewenthal, “è una grande e impareggiabile fortuna essere nata dopo o durante quella stagione” che così tanti risultati ha lasciato in eredità. Ma oggi, la sua accusa, “sembra talvolta che il messaggio si sia capovolto: dal prendere in mano il proprio destino, per cambiarlo, per se stesse, per le altre, si è passate non di rado a piangere sul proprio destino, soprattutto quello passato”. Denunciabile, certo, “ma irredimibile ormai: da ‘voglio’ a purtroppo. Peccato…”.

(Nelle immagini: le celebrazioni per l’8 marzo al Quirinale; Elena Loewenthal)