Ticketless
Per Mariana Prokopovych

Le notizie tragiche che giungono dall’Ucraina hanno attizzato due ricordi. A farli venire giù dalla soffitta della memoria è venuto il catalogo di una bella mostra di ritratti di Carlo Levi promossa dalla Fondazione Giorgio Amendola di Torino, dove il Leone Ginzburg “dalle mani rosse” occupa uno spazio di preminenza: “Quando le dipinsi erano soltanto il ricordo dei ghetti russi, l’ultimo segno di una vita precedente, nel corso delle generazioni”. Nel catalogo della mostra (Rinnovamento ed., a c. di Cesare Pianciola-Pino Mantovani) Filippo Benfante ricama con abilità sul perché di quelle mani rosse nel ritrarre l’ebreo di Odessa. Passano in televisione le immagini da Kiev e da Kharkiv, con gli occhi di Carlo Levi si può intravedere il dolore infinito di mille e mille mani rosse.
In questi giorni mi è tornata davanti una studiosa ucraina di Svevo, Mariana Prokopovych che avevo incrociato a Trieste nel 2009. La rete degli Istituti italiani di cultura promuoveva in quegli anni la diffusione della Coscienza nei paesi dell’ex patto di Varsavia che ancora non avevano avuto la fortuna di fare la conoscenza di Zeno Cosini. A me toccò l’edizione ucraina: la traduzione del romanzo e anche della mia introduzione la portò a termine Mariana per la Biblioteca di Letteratura Italiana e l’Istituto di Istituto di letteratura “T. S. Ševčenko”. L’ho rimessa sul mio scrittorio mentre sugli schermi scorrono le immagini di edifici distrutti o mutilati dai bombardamenti russi. Vi sarà anche la sede della Charkiv Folio che stampò il volume nel 2009? Dove sarà, adesso, Mariana?
Che russi e ucraini traggano insegnamento dal finale apocalittico della Coscienza mi sembra pura utopia in queste ore. Più umilmente mi piacerebbe che il mio odierno Ticketless varcasse i confini e venisse letto da Mariana. Vorrei portare aiuto concreto a lei e alla sua famiglia.

Alberto Cavaglion