Diseguaglianze da pandemia

Uno dei numerosi effetti negativi della pandemia, oltre alle perdite di vite umane e al brusco calo dei redditi in tutti i paesi, è rappresentato dall’aumento delle diseguaglianze tra ricchi e poveri che ha interessato le economie avanzate.
Tale tendenza era in atto da alcuni decenni, principalmente per effetto della globalizzazione, ma si è accentuata col Covid: da un lato milioni di persone hanno perso il lavoro, talvolta irregolare e non tutelato, e sono scivolate nella povertà; dall’altro la pandemia ha favorito alcuni settori, come quello farmaceutico-sanitario, quello tecnologico (Tesla, Amazon, Apple, Facebook e simili) e quello della logistica, i cui proprietari hanno accresciuto a dismisura le loro ricchezze personali (Jeff Bezos ed Elon Musk più di tutti). In questo quadro, come si colloca Israele, dove il reddito medio pro-capite ha superato quello di molti paesi europei? Se consideriamo il livello delle diseguaglianze, questo è molto elevato nel confronto internazionale e pari, in base ad alcune misure, a quello osservato negli Stati Uniti: fra le cause, la riduzione della presenza dello Stato nell’economia a partire dagli anni ottanta, il boom del settore high-tech e la “segmentazione” della società israeliana, con la minoranza araba e quella ultraortodossa che hanno una bassa partecipazione al mercato del lavoro.
Per quanto riguarda gli effetti del Covid sulle diseguaglianze in Israele, non si dispone di dati recenti ma è probabile che nel settore high tech siano aumentate ulteriormente le quotazioni e con queste le ricchezze degli imprenditori del settore. Un recente studio sulle diseguaglianze elaborato dalla Paris Business School e dall’Università di Berkeley segnala altri due fenomeni in Israele.
Il dato positivo riguarda la diseguaglianza tra generi: questa si è ridotta, visto che tra il 1991 e il 2019 la quota di reddito nazionale generato da forza lavoro femminile è aumentata di 10 punti percentuali. La notizia meno buona riguarda le emissioni carboniche pro-capite, che in Israele sono più alte in media di quelle dell’Unione europea e sono altamente concentrate: il 90 per cento “meno abbiente” della popolazione produce l’equivalente di 20 tonnellate di ossido di carbonio, il 10 per cento più ricco produce 40 tonnellate.

Aviram Levy, economista

(10 marzo 2022)