Segnalibro – Luce nel Gargano
È una notte d’agosto a San Nicandro Garganico, un paesino della provincia di Foggia che non ha brillato fino a quel momento per rivelazioni degne di nota. Fin quando, nell’estate del 1930, una voce si rivolge dalle tenebre a un contadino non troppo istruito il cui nome è Donato Manduzio. “Vi porto una luce” sente dire dalla strada. Parole criptiche che si rischiareranno nel momento in cui Donato riceverà, da un conoscente, una copia dell’Antico Testamento. La provenienza di quel volume è protestante, nemmeno ebraica. Manduzio a dirla tutta gli ebrei non sa nemmeno come siano fatti.
La lettura di quel testo è una folgorazione, un vero e proprio fuoco interiore che divampa. L’affinità con Israele, inteso come popolo, qualcosa che arriverà a farsi sempre più totalizzante. Il preludio a una richiesta di conversione per sé e per tutta la sua cerchia. Un progetto difeso con forza davanti a tante prove e nonostante l’ostilità di forze convergenti in senso contrario come il regime fascista e la Chiesa cattolica, oltre alle iniziali remore di un mondo ebraico “ufficiale” che restò spiazzato da quell’istanza.
Oggi sappiamo che quel sogno, più forte anche delle leggi razziste, si è concretizzato. Che una parte dgli ebrei di San Nicandro ha raggiunto le coste di Israele impiantandovi nuove radici, ma anche che a San Nicandro vive una piccola ma vivace comunità ebraica con una sinagoga e spazi d’aggregazione. Quasi una favola. Anche se, bene ricordarlo, è tutto vero.
Si ispira a questa incredibile storia un libro di recente uscita, Scialomm Mussolini (ed. Castelvecchi), scritto dalla giornalista Marina Collaci. Un romanzo che si legge d’un fiato e che ha almeno due pregi: quello di restituirci questa vicenda, a tratti assai complessa, in quella dimensione anche di fiaba da cui è permeata; e quello, ancora più importante, di essere scritto magnificamente bene. Nel libro Donato è Ippazio, un leader carismatico che seguiamo talvolta sorridendo e talvolta emozionandoci in questa sua traiettoria mai convenzionale.
Tra tanti sarà l’artefice di un piccolo miracolo: il paese intero trasformerà infatti l’iniziale ostilità verso la sua “setta” in apprezzamento e persino ammirazione per quei contadini che, sotto la sua guida, “sfoderavano ora un eloquio forbito persino quando, in canottiera e calzoncini, si occupavano del mulo, mungevano le vacche, spalavano il letame”. Una svolta nel segno di Ippazio-Donato, vero e proprio Mosè del Gargano.
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(10 marzo 2022)